
Secondo Reuters, “il fondo sovrano della Norvegia – il più grande del mondo – detiene partecipazioni in aziende della difesa che vendono armi a Israele, tra cui Rheinmetall”. La notizia, pubblicata dall’agenzia il 27 maggio 2025, lega direttamente il colosso tedesco e la sua controllata Rwm Italia alle forniture militari verso Tel Aviv.
Del resto, Rheinmetall non nasconde la propria posizione sul conflitto in Medio Oriente. Sul proprio sito istituzionale il gruppo afferma di essere «consapevole della propria responsabilità storica verso Israele» e di sostenere «pienamente il diritto all’esistenza dello Stato ebraico». Una dichiarazione insolita per un’azienda industriale. Un testo che sottolinea il legame politico e simbolico con il Paese mediorientale.
La Sardegna entra in questa storia perché a Domusnovas opera lo stabilimento di Rwm Italia, controllata da Rheinmetall. È lì che vengono caricati gli ordigni e assemblate le testate destinate al mercato internazionale. Quando testate come Reuters e Haaretz indicano Rheinmetall tra i fornitori di armi a Israele, il collegamento con la fabbrica sarda diventa inevitabile: ciò che avviene nell’isola può avere un ruolo diretto nelle forniture militari di un conflitto che scuote il Medio Oriente e che sta provocando il massacro di Gaza.
A rafforzare l’attenzione sul sito produttivo c’è la richiesta di ampliamento presentata da Rwm Italia, già avviata con nuovi reparti e cantieri. La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha deciso di sospendere l’iter autorizzativo dopo la consegna di una relazione delle associazioni ambientaliste che elenca criticità ambientali e urbanistiche: nuove opere in aree a rischio idraulico, rumore delle esplosioni sperimentali, impatto su zone boschive tutelate e difetti di conformità urbanistica. «Non possiamo permettere che la Sardegna subisca di nuovo i danni di industrie inquinanti senza prima avere tutte le rassicurazioni e gli studi necessari», ha dichiarato Todde, annunciando un supplemento di istruttoria che dovrà coinvolgere più assessorati e direzioni generali.
Haaretz, quotidiano israeliano, nel giugno 2024 ha definito Rheinmetall «un produttore tedesco che ha venduto armi a Israele» commentando l’accordo di sponsorizzazione con il Borussia Dortmund da parte del colosso teutonico e che lega il nome dell’azienda alle forniture militari verso Tel Aviv.
A settembre dello stesso anno il giornale economico israeliano Globes ha scritto che «la Germania non ha ancora approvato la consegna di 10 mila proiettili da carro armato prodotti da Rheinmetall richiesti dall’esercito». In questo caso si tratta di una fornitura precisa, collegata alle necessità dall’armata israeliana e bloccata solo in attesa di un’autorizzazione politica di Berlino.
Accanto alle cronache giornalistiche e alle prese di posizione corporate ci sono le partnership industriali. Nel 2021 Rwm Italia ha firmato un accordo con l’israeliana Uvision Air Ltd. per i droni kamikaze della linea Hero, assumendo il ruolo di prime contractor europeo per l’assemblaggio delle testate. Un bando europeo pubblicato nel 2023 cita Rwm come contraente per i sistemi Hero-30, consolidando la cooperazione. Parallelamente, Rheinmetall è socio della joint venture EuroSpike GmbH, insieme all’israeliana Rafael, per la produzione dei missili Spike, utilizzati da diversi eserciti Nato e dalle stesse forze israeliane.
Sul piano istituzionale, le relazioni annuali dell’Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) certificano che nel 2024 l’Italia ha autorizzato esportazioni verso Israele per oltre sei milioni di euro. I documenti non specificano quali stabilimenti abbiano prodotto i materiali, ma la continuità dei flussi conferma che il nostro Paese ha contribuito alle forniture militari dirette a Tel Aviv.
Infine, nel giugno 2024 un gruppo di esperti Onu per i diritti umani ha lanciato un avvertimento esplicito: «Qualsiasi trasferimento di armi o munizioni a Israele che possa essere usato a Gaza rischia di violare il diritto internazionale e deve cessare immediatamente. Le aziende coinvolte potrebbero essere complici in crimini di guerra». Pur senza citare singoli produttori, il richiamo riguarda direttamente fornitori europei come Rheinmetall, che i media internazionali hanno già collegato alle forniture per le forze armate israeliane.
Il gruppo tedesco possiede un vero e proprio impero industriale degli armamenti. Il regno di Rheinmetall conta oltre 30 stabilimenti attivi nel mondo: circa 7 in Germania, 6 in Spagna, 4 in Sudafrica, 3 in Italia, 2 in Svizzera, 2 negli Stati Uniti, più siti in Ungheria, Australia, Canada, Austria e Regno Unito. Una rete globale che rende il gruppo uno dei principali fornitori di armamenti su scala internazionale.
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