Addio a Romano Mambrini, mezzo secolo di industria con la testa dell'innovatore

Novant’anni da leone. Li avrebbe compiuti a marzo Romano Mambrini, industriale con la maiuscola, presidente della Camera di commercio di Cagliari, della Confindustria sarda e molto altro ancora.

Gli acciacchi dell’età lo hanno portato via ieri notte ma la testa in questi mesi di sofferenza è rimasta quella di sempre. Quella di un gigante.

Sagace, ironico, sanamente realista come si addice a un imprenditore di rango Mambrini per cinquant’anni del secolo passato è stato un pilastro dell’economia sarda. Con la sua Remosa spa ha rifornito di altissima tecnologia la Saras e altre raffinerie di mezzo mondo. Non ha però mai rinunciato al lavorare nel campo immobiliare acquisendo aree e fabbricati importanti come l’ex hotel Scala di ferro. A lui e a Nichi Grauso, allora editore dell’Unione Sarda, si deve uno scontro feroce durato mesi, proprio sulla trattativa per l’acquisto del palazzo di viale Regina Margherita. Al cronista del quotidiano Mambrini disse guardandolo dritto negli occhi: “Non vale, voi avete un giornale e una tv”. E il cronista gli rispose: “E lei ha il potere finanziario dalla sua”. Finì, appunto, che Mambrini comprò la Scala di ferro e per i successivi vent’anni, la domenica mattina nel rito del caffè Genovese in via Logudoro a Cagliari, offrì il caffè al cronista rievocando quel leale faccia a faccia.

Alla Camera e di commercio e in Confindustria lo ricorderanno come un innovatore. Perché davvero lo era, intuiva la necessità di uscire dalla Sardegna e aprirsi al mondo. Per portare le sue buone idee e per prendere spunti. Così è nato il progetto del nuovo aeroporto di Elmas, che da scalo periferico d’Italia è diventato una pista da cinque milioni di passeggeri e oltre. Una vera porta sul Mediterraneo, come l’aveva concepita lui.

Lascia la moglie e quattro figli, tutti imprenditori e tutti validi come lui. A loro e alle loro famiglie, le nostre condoglianze.

Claudio Cugusi