
C’è un’idea sbagliata che da secoli si ripete: il Mediterraneo come un mosaico di isole culturali, ognuna chiusa in sé stessa, separata dalle altre da distanze incolmabili. Ma il Mediterraneo non è mai stato così. È stato, piuttosto, una rete di connessioni, di commerci, di incontri. Un luogo dove popoli diversi si sono studiati, imitati, a volte scontrati, ma quasi sempre influenzati a vicenda.
E ora una mostra lo dimostra con forza. “Aristocrazie Nuragiche ed Etrusche nel mondo mediterraneo”, inaugurata a Cabras, porta alla luce i legami storici tra due popoli apparentemente lontani: i Nuragici e gli Etruschi. Due civiltà che, tra il IX e il VII secolo a.C., si sono scambiate molto più di semplici merci.
L’evento è stato presentato ufficialmente a Firenze, durante tourismA 2025, la più importante fiera internazionale di turismo archeologico. Sul palco, l’assessora regionale alla Cultura, Ilaria Portas, ha sottolineato l’importanza della mostra, non solo per l’archeologia, ma per l’identità stessa della Sardegna. “La nostra storia è più grande di quanto pensiamo,” ha detto. “E questa mostra lo dimostra.”
L’esposizione indaga un’epoca chiave, quella in cui le statue di Mont’e Prama iniziano ad apparire, enormi guerrieri di pietra che per secoli sono rimasti sepolti, dimenticati, e ora tornano a raccontare la loro storia.
A spiegare il cuore della mostra è Paolo Giulierini, etruscologo e direttore scientifico. Più che una semplice esposizione, è un’indagine su come due popoli abbiano affrontato gli stessi temi universali: eroismo, morte, sacralità.
Gli scambi tra Nuragici ed Etruschi andavano oltre il commercio: idee, simboli, influenze viaggiavano insieme alle merci. Daniele Maras, direttore del MAN di Firenze, lo conferma: il Mediterraneo antico era un organismo vivo, fatto di connessioni continue.
E poi ci sono i Giganti di Mont’e Prama: guerrieri di pietra dagli occhi enormi, testimoni di un’identità sarda che dialogava con il mondo. Per Giorgio Murru, queste statue non sono solo un’eredità locale, ma un tassello fondamentale della storia mediterranea.
A conferma del valore internazionale della mostra, la Fondazione Mont’e Prama ha annunciato una collaborazione con la Fondazione Sebastiano Tusa di Palermo per nuovi progetti di ricerca.
Quello che sembra solo un incontro tra due civiltà antiche è, in realtà, una storia di connessioni e influenze. Perché il Mediterraneo non è mai stato un insieme di isole. È sempre stato un mare di idee.
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