L’INTERVISTA. Suicidio assistito, il giorno dopo. Fundoni (PD): “Non è ideologia, è un diritto dei cittadini”

Carla Fundoni, Pd

La Sardegna ieri ha approvato la legge che disciplina il suicidio medicalmente assistito. Il consigliere regionale Roberto Deriu è il padrino, la consigliera Carla Fundoni è la madrina. Entrambi, sono del Pd. Deriu è stato il primo firmatario mentre Fundoni ha condotto i lavori in commissione coinvolgendo il mondo sanitario. La norma, costruita a partire dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019, fissa tempi e modalità per chi chiede l’accesso alla procedura e affida la valutazione a una commissione multidisciplinare, con il coinvolgimento delle strutture pubbliche.

Un testo che divide: da un lato chi lo considera un passo di civiltà, dall’altro chi ne mette in dubbio la legittimità costituzionale e la competenza regionale. L’eco dell’iniziativa legislativa sarda ha echeggiato in tutto il Belpaese essendo stata ripresa dai mass media nazionali: un fatto che di questi tempi rappresenta certamente una novità dato che la Regione sarda solitamente finisce sulle pagine dei giornali nazionali quando politica fa il paio con polemica.

Consigliera Fundoni, il giorno dopo l’approvazione della legge regionale sul suicidio assistito, quali sono le sue sensazioni?

Sono molto contenta. Il giorno dopo c’è ancora più consapevolezza di aver contribuito a dare un segno politico importante.

L’opposizione è convinta che la legge sarà impugnata dal Governo e poi cassata.

Immagino che potrebbe essere impugnata ma sul fatto che verrà cancellata, invece, mi sento fiduciosa. Sappiamo che le Regioni hanno competenza sui diritti dei cittadini e abbiamo ritenuto opportuno disciplinare tempi e modalità applicative, seguendo i principi indicati dalla Corte costituzionale. Tante altre Regioni sono pronte con proposte simili, quindi il Governo potrebbe e dovrebbe accelerare: dal 2019 a oggi non si è fatto nulla.

Perché, secondo lei, a Roma non si è voluto trattare l’argomento?

Forse perché è un tema delicato e non si è trovato il coraggio di prendere decisioni chiare. È facile approvare leggi “facili”. Noi abbiamo voluto togliere preconcetti e ideologie.

Per lei dunque l’importanza del lavoro svolto in Regione va oltre l’eventuale impugnazione?

Esatto. Il livello alto della discussione in commissione è stato un fatto meritorio: abbiamo affrontato un tema difficile e, al di là di quello che intenderà fare il Governo centrale, resta un risultato politico e culturale significativo.

Se arrivasse una legge nazionale, quale dovrebbe essere l’approccio?

Dovrebbe disciplinare le competenze nazionali, ma ho una preoccupazione: che si decida di affidare le procedure fuori dal sistema sanitario. Questo impedirebbe la gratuità delle prestazioni e allungherebbe i tempi. Di fatto, in quel caso molti pazienti non potrebbero accedere. Il sistema sanitario è l’unico luogo legittimato a garantire questo diritto.

Quale ruolo ha avuto il PD in questo percorso?

Il PD è stato compatto e orgoglioso. Non ci siamo mai nascosti. Aver condiviso in maniera unitaria questo tema è stato importante e positivo.

Vuole esprimere un giudizio su chi ha votato contro?

No. Credo che servano maturità e sensibilità e c’è anche chi, magari, ha bisogno di tempistiche diverse. Sono comunque orgogliosa di aver portato avanti un tema che ha spinto tutti i consiglieri a interrogarsi.

Nei discorsi dei consiglieri di opposizione che sono stati fatti in commissione e in aula ha percepito condizionamenti politici nazionali?

Sì, alcune posizioni sembravano dettate da linee politiche nazionali, anche se sempre esposte con toni pacati e rispettosi. Non so se ci siano stati veri e propri dettami, ma l’influenza delle scelte nazionali è stata evidente.

Qual è il valore aggiunto di questa legge, secondo lei?

Il fatto di essere stata costruita insieme agli attori della sanità. I lavori in commissione sono stati molto precisi e hanno coinvolto tutti.

prova
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