
Il 15 aprile 2025, nell’Aula Lai della Facoltà di Economia dell’Università di Cagliari, si è svolta la presentazione del libro “Siamo nati e non moriremo mai più”. Un evento che ha superato i confini della letteratura per diventare testimonianza viva, toccante e autentica.
Organizzato con il sostegno dell’Ateneo cagliaritano, l’incontro ha raccolto le parole di tre figure sanitarie che, in questo caso, hanno vestito anche i panni di testimoni profondamente coinvolti in una storia di rara intensità: i professori Martina Serra, Federica Tuveri e Paolo Zanolla.
Martina Serra, infermiera presso la terapia intensiva neonatale dell’AOU di Cagliari, ha condiviso con il pubblico la sua personale esperienza: non solo come professionista, ma come madre.
In un momento tragico, la scelta sua e del compagno Matthias è stata quella di accogliere la vita, di essere genitori fino in fondo. “Tuo figlio attende il tuo amore”, ha detto Martina, con voce ferma e piena. Anche quando la vita sembra breve, fragilissima, è lì che nasce il compito più grande: esserci.
“Mi hanno preparato sia facendo emergere in me una domanda di senso sulla vita, sia vedendo che tante persone come me avevano fatto la stessa scelta, perché è la più umana.”
E di fronte al dramma, ha concluso con parole che hanno lasciato il segno: “Si reagisce con la fiducia”.
Federica Tuveri, ginecologa dell’AOB di Cagliari, ha raccontato la storia di Salvatore da una prospettiva medica ma anche profondamente esistenziale.
Non c’è stato bisogno di interpretazioni forzate o soluzioni straordinarie: “Non abbiamo dovuto inventare niente in questo cammino”, ha affermato. “Abbiamo dovuto avere una purezza di sguardo, sgombra da pregiudizi, e siamo stati semplicemente a vedere quello che accadeva davanti ai nostri occhi.”
Un invito, il suo, a lasciarsi toccare dalla realtà per quella che è, senza filtri. A custodire la verità degli eventi con rispetto e semplicità.
Il dott. Paolo Zanolla, neonatologo, ha raccontato la sua esperienza di accompagnamento e di ascolto. “È stato un onore incrociare questa storia”, ha detto, ricordando il giorno in cui ha incontrato Martina e Matthias.
Di fronte alla loro scelta, Zanolla ha colto non solo una decisione straordinaria, ma anche una testimonianza che sfida il giudizio, che interroga le coscienze. “Molti colleghi dicevano che era una pazzia… oltre ad essere dei pazzi erano anche disturbatori della quiete. Poi ti accorgi che certe reazioni sono dovute alla paura di ciò che non si comprende.”
La sua conclusione ha commosso l’intera sala: “Il mio lavoro è bellissimo, ma mai sono andato via da lavoro con la stessa gioia del giorno in cui è nato Salvatore.”
Una gioia nata dal senso profondo della vita, dalla bellezza della verità
Quello del 15 aprile non è stato solo un momento di presentazione, ma un vero atto di condivisione. Una riflessione corale su cosa significhi scegliere la vita, anche nei suoi aspetti più dolorosi.
Nel racconto di Martina, Federica e Paolo non ci sono eroi, ma esseri umani che hanno deciso di stare, di accogliere, di accompagnare. E nel farlo, hanno mostrato che la fragilità può essere forza, e il dolore può generare bellezza.
Un seme di consapevolezza è stato piantato. E da questo seme, forse, nasceranno nuovi sguardi, più umani, più profondi, più veri.
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