RUBRICA. I bronzetti nuragici, un’elegante e preziosa forma dell’arte metallurgica sarda

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Le tecniche di lavorazione dei metalli erano conosciute in Sardegna fin dall’inizio del III Millennio a.C., ma si svilupparono in modo significativo soprattutto nell’Età del Bronzo e del Ferro, grazie alle conoscenze acquisite e all’abilità degli artigiani nuragici. Tra i metalli più preziosi e diffusi c’erano il rame e la galena argentifera.

Per ottenere questi materiali, era necessario individuare i giacimenti, estrarre e frantumare le rocce, e acquisire la competenza per eseguire fusioni in grado di produrre manufatti finiti da immettere nel mercato, che naturalmente richiedevano conoscenze specifiche.

Nel Medio Bronzo, circa 3500 anni fa, in Sardegna si perfezionò la fusione della lega di bronzo, una miscela composta da nove parti di rame e una di stagno, quest’ultimo raro nel Mediterraneo. I manufatti prodotti comprendevano armi, gioielli, utensili e lingotti, che venivano utilizzati come forma di moneta per la loro portabilità e la possibilità di essere facilmente trasformati in altri oggetti d’uso.

La tecnica di produzione

Durante la prima Età del Ferro, a partire dal IX secolo a.C., dopo due secoli di perfezionamento della tecnica della fusione a cera persa, i nuragici iniziarono a produrre piccole e raffinate sculture in bronzo, conosciute come bronzetti. Questi manufatti venivano realizzati attraverso un processo che iniziava con la creazione di un modello in cera d’api, che veniva poi ricoperto da una miscela di argille per formare la matrice.

La matrice veniva quindi riscaldata nel forno per far vaporizzare la cera e ottenere un guscio vuoto contenente la forma in negativo del bronzetto. Successivamente, il bronzo, fuso a una temperatura superiore ai 1300 gradi, veniva versato nel guscio, facendo attenzione a eliminare le scorie superficiali per garantire il successo della fusione.

Una volta raffreddato e pulito dall’argilla, il bronzetto assumeva la forma del modello in cera. Essendo il guscio d’argilla distrutto per estrarre il manufatto, ogni bronzetto risultava unico. Gli archeologi, insieme ad altri, hanno riportato alla luce circa 600 bronzetti e oltre 150 piccole barche, che testimoniano un’attività artistica straordinaria legata al potere e alla religiosità dei nuragici. I principali luoghi di ritrovamento sono santuari e pozzi sacri, ma anche sepolture e aree circostanti i nuraghi.

Che personaggi e che oggetti rappresentano?

Questa produzione artigianale continuò fino a metà del VI secolo a.C., quando i tentativi di controllo delle coste sarde da parte dei Cartaginesi iniziarono a minacciare la tradizione. Le guerre, infatti, portarono a una destinazione delle risorse verso armamenti e fortificazioni, e sebbene i Cartaginesi arrivarono a un accordo con i potenti clan nuragici, i conflitti segnarono il declino della tradizione artigianale sarda.

Fortunatamente, oggi possiamo ammirare questi straordinari manufatti nei musei di tutto il mondo. I bronzetti rappresentano figure di capi villaggio, guerrieri, sacerdoti, sacerdotesse, portatori di offerte, madri con figli in grembo, adoranti, musicanti e lottatori. Dall’analisi visiva emergono numerosi dettagli della vita quotidiana dell’epoca, come il vestiario, le armi, gli animali e gli oggetti indossati o tenuti in mano.

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