
Il convegno dei Riformatori sulla sanità è stato un successo clamoroso: una folla di gente ha riempito la sala dell’hotel Regina Margherita che, essendo modulare, è stata allargata due volte per raddoppiare il numero di sedie. E non è comunque bastato: una ventina di persone sono rimaste ad ascoltare in piedi. Franco Meloni, moderatore della serata, è rimasto stupito: “Avremmo dovuto prendere una sala molto più grande”. A quanto pare, ai cittadini interessa molto l’argomento: chi l’avrebbe mai detto. Il pubblico ha ascoltato con grande attenzione gli interventi dei politici, dei medici e dei dirigenti sanitari che sono intervenuti all’appuntamento.
Non è facile tirare le somme rispetto a quanto è stato detto dai relatori: alcune idee, qualche soluzione pratica, soprattutto molte opinioni, quasi tutte divergenti. L’unico punto su cui sono stati tutti d’accordo è: fare qualcosa subito perché il sistema, così com’è, non va più bene. E fin qui, ci siamo. Ma è sulle soluzioni che le visioni di ciascuno si discostano. Una manciata di possibili rimedi sono stati metaforicamente gettati sul pavimento dell’hotel, come i dadi della fortuna con cui si spera di fare un doppio 6.
L’ex assessore alla Sanità in Regione, Carlo Doria, ha proposto di bypassare il patto di stabilità e di spendere di più, molto di più “perché ci è concesso dalla sentenza della Corte costituzionale che si è espressa in merito a luglio 2024: dato che la sanità è gestita in maniera autonoma dalla Regione, possiamo e dobbiamo fare più investimenti nel settore”. Ma Franco Meloni, moderatore dell’incontro e punto di riferimento sul tema da decenni, ha avvisato: “Bisogna tenere i costi sotto controllo se si vuole evitare che il bilancio della Regione non diventi il budget della sanità”.
Un altro ex assessore regionale, sempre alla Sanità, e cioè Luigi Arru, ha ricordato: “Quando proponemmo la Asl unica, intendevamo creare uno strumento gestionale che potesse avere le leve per standardizzare il sistema verso l’alto, cercando di tutelare zone disagiate. Cosa è rimasto? In questo momento le Asl esistenti lavorano per conto proprio e si rifiutano di comunicare e di cooperare”.
Francesco Agus, consigliere regionale di maggioranza, già in passato aveva dimostrato di non gradire affatto l’ipotesi di buttare giù tutto il sistema amministrativo per poi ricostruirlo. Ieri ha ribadito: “Uno dei problemi che abbiamo avuto in questi anni è che il continuo cambiamento dei contenitori ci ha lasciato privi di contenuti”. Vale probabilmente anche come avvertimento verso la giunta Todde, giunta amica, casomai si procedesse su quella strada.
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