Boom di chiusure tra le imprese sarde: e il peggio potrebbe arrivare con i dazi USA

Trump mostra la tabella dei dazi

I dazi americani stanno per colpire duramente l’economia sarda, e lo faranno nel momento peggiore. Il sistema produttivo isolano è già oggi appeso a un filo: nel 2024 le chiusure di attività sfiorano le nuove aperture, con una distanza di appena 416 imprese tra iscrizioni (7.900) e cessazioni (7.500). Un dato che riporta la Sardegna indietro di oltre un decennio, all’unico caso analogo registrato nel 2013, in piena crisi economica.

Mai così male negli ultimi 15 anni

Ma ciò che più allarma è la velocità del deterioramento. Stando a quanto riportato nel sito di Infocamere, mai negli ultimi 15 anni la curva delle cessazioni è salita così rapidamente. Dal minimo storico del 2021 (5.600 chiusure), si è passati a 5.700 nel 2022, poi a 6.300 nel 2023, fino ad arrivare alle 7.500 del 2024: un aumento di quasi 2 mila cessazioni in appena tre anni. Nessun altro periodo recente ha mostrato una crescita così ripida.

Arrivano i dazi di Trump

In questo scenario già gravemente compromesso, l’arrivo dei dazi USA rischia di fare da detonatore. Prodotti cardine dell’export sardo come il pecorino romano – 13 mila tonnellate l’anno per 180 milioni di dollari – e il vino, saranno tra i più penalizzati da una tariffa prevista tra il 20 e il 25 per cento. Un colpo diretto al cuore dell’agroalimentare isolano, già fragile e con margini sempre più risicati.

La Sardegna conta 94 mila imprese individuali, pari al 56,6 per cento del totale: attività spesso piccole, familiari, poco strutturate e altamente esposte agli shock. Se il trend prosegue e i dazi spingeranno nuove imprese verso la chiusura, il pareggio tra cessazioni e iscrizioni – finora eccezione – rischia di diventare la regola. Con un impatto economico e sociale senza precedenti recenti.

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