
Lunedì 5 maggio, alle ore 10, la scalinata del Tribunale di Cagliari diventerà uno spazio di resistenza civile. La Camera Penale di Cagliari “Aldo Marongiu” manifesterà contro il Decreto-Legge 48/2025, il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”, che secondo i penalisti tradisce la Costituzione, aggira il Parlamento e rafforza una visione punitiva della giustizia.
La protesta rientra nell’astensione dalle udienze proclamata dall’Unione delle Camere Penali Italiane per i giorni 5, 6 e 7 maggio. Tre giorni di sospensione per accendere il dibattito su un impianto normativo che inasprisce le pene, restringe le alternative al carcere e criminalizza disagio e marginalità, aggravando il sovraffollamento, come nel caso della Casa Circondariale di Uta.
Alle ore 11, nella Biblioteca dell’Ordine degli Avvocati, si terrà un incontro-dibattito con: Franco Villa, presidente della Camera Penale di Cagliari; Matteo Pinna, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari; Giuseppe Ledda, componente della Giunta UCPI; Gianni Loy, garante dei diritti dei detenuti della Città Metropolitana di Cagliari; Don Ettore Cannavera, fondatore della Comunità La Collina.
Al centro della protesta vi è una critica netta sia alla forma sia ai contenuti del decreto. “Siamo di fronte all’ennesimo abuso della decretazione d’urgenza – dichiara l’avvocato Franco Villa – in assenza dei presupposti di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione. In questo modo, il Parlamento viene di fatto esautorato dal suo ruolo e le leggi penali vengono imposte senza un vero confronto democratico.”
Ma a preoccupare i penalisti non è solo il metodo. Il “Pacchetto Sicurezza”, osserva ancora Villa, ha un impianto chiaramente repressivo: introduce nuovi reati spesso ridondanti, aggrava le pene per condotte già previste dall’ordinamento, e riduce lo spazio delle misure alternative alla detenzione. “Si alimenta una logica carcerocentrica che non fa altro che aumentare il numero dei detenuti, peggiorando il sovraffollamento e ignorando completamente le politiche di reinserimento e prevenzione.”
Uno dei temi centrali della manifestazione sarà proprio la situazione delle carceri, in particolare quella della Casa Circondariale di Uta “Ettore Scalas”, simbolo del fallimento delle politiche penali orientate solo alla punizione. “Quel carcere è già al collasso – spiega Villa – e questo decreto ne aggraverà la crisi. Chiunque lavori nel settore sa che aumentare il numero di detenuti senza potenziare le strutture, i servizi sanitari e i percorsi rieducativi significa solo peggiorare le condizioni di vita, sia per chi sconta la pena che per chi ci lavora.”
Durante l’incontro del 5 maggio si affronteranno anche i rischi sistemici connessi a questo tipo di legislazione. “Si criminalizza il disagio, la povertà, la protesta – sottolinea Villa – e si affida la gestione del conflitto sociale alla macchina penale. È una scorciatoia pericolosa, che tradisce i principi costituzionali di proporzionalità e umanità della pena.”
Il messaggio che la Camera Penale di Cagliari vuole lanciare è chiaro: il carcere non è sinonimo di sicurezza. “Al contrario – afferma Villa – più aumentano i detenuti, più cresce il rischio di recidiva, più si abbandonano le persone senza prospettive. Le vere politiche per la sicurezza devono investire su istruzione, inclusione, giustizia di comunità. Non sulle manette.”
L’appello finale è rivolto a tutti: avvocati, operatori del diritto, cittadini. “Partecipare a questa mobilitazione – conclude Villa – significa difendere i diritti fondamentali di tutti, anche di chi oggi pensa di non essere toccato. Perché ogni volta che si restringe lo spazio del diritto, si restringe anche la libertà collettiva.”
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