
Lo stile di vita dei centenari sardi è diventato un modello da esportazione di incredibile e inaspettato successo negli Stati Uniti. Negli ultimi 20 anni, in America, sono stati pubblicati e commentati migliaia di reportage, articoli, servizi, interviste in tv e sui giornali con la Sardegna assoluta e inconsapevole protagonista della scena. È la blue zone – mania: un fenomeno tuttora in evoluzione, che ha coinvolto decine di milioni di cittadini statunitensi e di cui, in Sardegna, non si sa praticamente nulla.
L’isola è una delle cinque zone del pianeta in cui si vive più a lungo. In particolare, la zona dell’Ogliastra detiene un record mondiale: è l’area in cui si trova la maggiore concentrazione di centenari. I vecchi più vecchi del mondo. Circa venti anni fa il fenomeno è stato studiato a fondo da tre ricercatori e divulgatori scientifici: Gianni Pes, dell’università di Sassari, Michel Poulain, demografo belga di fama internazionale e lo statunitense Dan Buettner, firma del National Geographic e del New York Times. La loro ricerca è servita per individuare le “zone blu”, ovvero le cinque aree in cui si vive più a lungo nel mondo: la Sardegna, l’isola Okinawa in Giappone e Ikaria in Grecia, la penisola di Nicoya in Costa Rica e il villaggio di Loma Linda in California.
Nel 2005, al termine della ricerca, Dan Buettner ha pubblicato un libro intitolato: “Le zone blu – lezioni di lunga vita”. Negli Stati Uniti è diventato un bestseller. Il primo di una lunga serie, tutti incentrati sullo stesso argomento. Nei suoi testi, Buettner ha raccolto alcuni elementi che accomunano i centenari delle cinque zone blu: una dieta alimentare basata su legumi, verdure e poca carne; una vita sociale fondata sulla famiglia; attività fisica; e infine, poco fumo, tanto sesso e la siesta pomeridiana.
Per quanto riguarda la vendita dei libri, la ricetta ha funzionato. Negli ultimi 20 anni il divulgatore è stato intervistato dai maggiori quotidiani americani. È stato ospite delle più popolari trasmissioni tv alla Cbs, alla Fox, alla Abc (tra cui l’Oprah Winfrey show) e in numerose università. Anche la psicologa Susan Pinker, firma del Wall Street Journal, ha tenuto una serie di conferenze di assoluto successo negli Usa. “Il segreto della lunga vita dei sardi non è solo la genetica, che incide appena per il 25 per cento. Il restante 75 per cento deriva da una vita sociale attiva e coinvolgente. Altri elementi necessari: il vaccino contro l’influenza, l’ambiente incontaminato e l’esercizio fisico”.
In pratica, circa 20 anni fa negli States è scoppiata una vera “bluezone – mania”. A totale insaputa della Sardegna. Tuttora, nell’isola, si ignorano gli effetti che il progetto ha generato nella società americana. La definizione “blue zone” è entrata a far parte del linguaggio comune. Nel gergo dei “millennials”, la frase “BZ style” significa “vivere in modo sano”.
Anche il resto del mondo si è accorto dell’esistenza dei centenari sardi: la Bbc ha costruito un intero reality show sui trisnonni sardi e greci, intitolato “How to live to one hundred”; Al Jazeera ha trasmesso alcuni documentari sulla “zona blu” in Sardegna e lo stesso hanno fatto la coreana Sbs e la Ndtv, dell’India. Lo chef Anthony Bourdain ha dedicato una serie di puntate al cibo sardo. Meredith Grey, la protagonista di Grey’s Anatomy, in una puntata della serie tv ha citato la Sardegna definendola “il posto ideale in cui vivere. Non c’è il cancro, né l’Alzheimer, per cui non ci sarebbe nessuno da salvare e nessuno morirebbe sotto il mio sguardo”.
Anche la Chanel ha scommesso sulla longevità: 7 anni fa è nata la linea “Blue serum”. Sono stati creati dei cosmetici basati su prodotti naturali originari delle blue zone. Per quanto riguarda la Sardegna, le olive di Bosa sono state trasformate in creme “in grado di rendere la pelle più tonica, giovane e con un colorito più uniforme” come recita il sito ufficiale della linea.
In America il marketing ha trovato un nuovo prodotto perfetto per le campagne anti-obesità. In molti supermercati Usa sono stati allestiti gli “scaffali della blue zone”. Il problema è che la maggior parte dei cibi e dei vini esposti, non provengono solo dalla Sardegna, ma da tutta l’Italia. Negli “scaffali della longevità” si possono trovare i pomodori pelati coltivati e prodotti a livello industriale nella valle del Sarno, in Campania. Un contesto ben diverso dalla realtà bucolica e “blue zone style” del piccolo podere di zio Gavino a Desulo.
“Molti americani tendono a considerare l’intero Mediterraneo una sorta di grande “blue zone” e non fanno distinzioni tra la Sardegna e le altre regioni italiane” spiega Marco Saba, 56enne originario di Buddusò, da 20 anni residente a Forth Worth, in Texas, dove svolge l’attività di consulente per una azienda di importazione di cibi italiani. Saba racconta: “Ma al di là di queste confusioni geografiche, c’è sempre più consapevolezza verso i prodotti sardi. Fino a qualche anno fa, quando parlavo di vino Cannonau mi dicevano: “Cannu-what?”. Ora lo cercano nei negozi”.
I pastori sardi, dopo una vita vissuta in totale povertà, sono diventati un caso da studiare, un modello da emulare. Lo slogan dato in pasto agli americani è: “Mangia e bevi sardo. Vivrai fino a cento anni”. Ma c’è chi dissente. Il ricercatore dell’Università di Sassari, Luca Deiana, ha iniziato gli studi sulla longevità nel 1996. Ha coordinato i lavori di Gianni Pes e Michel Poulain, agli inizi degli anni 2000. Ora avverte: “Sbaglia chi pensa che basti solo uno stile di vita sano per vivere a lungo. Il lavoro e il buon cibo rappresentano un fattore importante ma sono comunque indispensabili i giusti cromosomi sardi”.
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