
Il lavoro c’è. Ma non si trovano le persone giuste. I dati di Confartigianato Sardegna tracciano una fotografia chiara e preoccupante: il settore artigiano dell’isola conta 66.401 lavoratori – 33.771 dipendenti e 32.630 indipendenti – pari al 20,5% dell’occupazione complessiva. Una forza enorme, seconda in Italia solo alle Marche. Ma a fronte di questi numeri, emerge un problema strutturale sempre più grave: trovare personale qualificato è diventato un’impresa.
Secondo Confartigianato, nel 2024 oltre metà delle figure richieste (53,7%) è di difficile reperimento, con un incremento di tre punti percentuali rispetto all’anno scorso. Siamo 8 punti sopra la media nazionale. E anche se le micro e piccole imprese (MPI) coprono quasi due terzi delle assunzioni previste nel trimestre aprile–giugno (63,7%), il rischio è che molti posti rimangano vuoti.
La top ten delle professioni più scoperte, sempre secondo i dati di Confartigianato, include:
Installatori di impianti di isolamento (91,8%)
Meccanici e manutentori (78,6%)
Idraulici (75%)
Tecnici di cantiere (74,3%)
Muratori, falegnami, elettricisti: tra 67% e 70%
Seguono autisti, carpentieri ed estetisti
I mestieri manuali e tecnici sono quelli più richiesti, ma i lavoratori specializzati scarseggiano.
A complicare ulteriormente il mercato, un fenomeno ben noto ma che esula dai dati ufficiali di Confartigianato: il lavoro nero. In Sardegna, soprattutto nei settori edile e impiantistico, è pratica diffusa che operai regolarmente assunti arrotondino il salario con prestazioni fuori orario non dichiarate. A questo si aggiunge chi svolge attività artigiane in modo completamente sommerso, senza partita IVA né alcuna regolamentazione fiscale. È una realtà consolidata che altera la concorrenza, sfalsa la domanda di lavoro regolare e inquina il mercato.
I dati di Confartigianato confermano anche che digitale e green economy sono le sfide più difficili. Le imprese sarde prevedono nel 2024 l’ingresso di 14mila lavoratori con competenze digitali avanzate, ma oltre la metà (55,4%) è difficile da reperire. Stessa dinamica per le competenze ambientali: su 59.860 ingressi previsti, il 49,6% dei profili green non si trova.
In sostanza: senza competenze, il cambiamento resta fermo.
Secondo Confartigianato, l’artigianato sardo impiega più giovani delle grandi aziende (18,8% di under 30 contro l’8,5% delle imprese sopra i 50 addetti), ma il dato è fermo: -0,1% negli ultimi tre anni. Cresce leggermente solo il segmento femminile under 35 (+0,9%).
Il paradosso si conferma: il lavoro c’è, ma non è percepito come opportunità vera. E senza un cambio di rotta nella formazione e nella cultura del lavoro, l’artigianato rischia di restare senza futuro.
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