Diego Marroccu, il mister del futsal cagliaritano: dall'esordio in serie D al trionfo della Coppa Italia

Diego Marroccu

Diego Marroccu, 38 anni, ci racconta la sua carriera nel futsal da giocatore e allenatore, partendo dall’esordio nella squadra del suo paese, Elmas, passando per il trionfo in Coppa Italia da allenatore della Mediterranea femminile C1.

Quando inizia il tuo percorso da calciatore nel mondo del futsal?

Ho iniziato a giocare nell’under 21 dell’Elmas nel 2006-07. Nella stagione successiva, mi sono trasferito al Piedo di Assemini in Serie C2 e, infine nel 2008-09 mi unisco alla Mediterranea di Cagliari militando nei campionati di Serie C2 e Serie C1 sino al 2015.

Durante il tuo percorso da calciatore, come mai hai deciso di smettere di giocare?

Nella stagione 2015-2016 quando mi è stata proposta la panchina della Mediterranea femminile in Serie C1. Sono stato messo davanti a una scelta: o continuare il percorso da atleta o cominiciare quello da allenatore. La scelta è ricaduta sulla seconda opzione perché è stata quella che mi ha entusiasmato di più.

Qual è l’esperienza migliore che hai avuto da allenatore?

Ho avuto tre esperienze differenti alla Mediterranea di Cagliari: l’under 16 maschile, la femminile di Serie C1 e la squadra maschile della Serie C2.
Se dovessi sceglierne una però, opto per l’esperienza con le ragazze della C1. Abbiamo giocato e vinto la Coppa Italia nella stagione 2018-2019 e, nell’annata successiva, abbiamo partecipato al primo campionato nazionale femminile della storia della Mediterranea.

Cosa ti ha spinto a diventare allenatore?

L’idea parte dal mio desiderio di far esprimere i ragazzi al loro meglio, rendendoli consapevoli del loro potenziale sportivo. Quello che adoro maggiormente è allenare la creatività e l’imprevedibilità dei singoli giocatori, per poi trasferire questi concetti all’interno di un gioco di squadra.
Voglio essere un aiuto per i miei giocatori quando devono affrontare delle difficoltà, non colui che consegna loro le chiavi per arrivare alla risoluzione dei problemi. Il rimedio corretto è soggettivo, non può essere lo stesso per tutti gli atleti.

Chi è il modello a cui ti ispiri?

Non ho un solo modello, mi piace prendere spunto dalle migliori caratteristiche dei grandi allenatori.
Sicuramente Carlo Ancelotti, per la sua fortissima leadership, Pep Guardiola per la suo modo di voler arrivare alla vittoria attraverso il dominio della palla e Jurgen Klopp per il suo carisma e le sue idee sul pressing.

Quali sono state le migliori soddisfazioni che ti ha regalato questo mestiere e quali obiettivi professionali ti sei posto?

La vittoria della Coppa Italia con la Serie C1 femminile.
E’ stato un percorso duro e soddisfacente, coronato dalla vittoria del titolo.
In futuro, vorrei allenare una squadra di Serie C1 maschile e, se ne avrò l’opportunità, mi piacerebbe seguire una squadra femminile in un campionato nazionale.

Nella stagione 2023-2024, vincete la finale dei playoff contro il Sarfut, ma nonostante ciò non accedete alla Serie C1.
Quali sono state le sensazioni a caldo davanti a questa notizia?

Devo dire che la vittoria non ci garantiva l’accesso diretto alla Serie C1 ma ci permetteva di essere la prima squadra eventualmente ripescata nella categoria. Mi sono sentito impotente, come tutti i ragazzi della squadra.
Ad agosto, abbiamo perso più del 50 per cento della rosa.
E’ stato difficile ricostruire un gruppo praticamente da zero. Abbiamo iniziato la stagione con sei tesserati.
Durante il mese di settembre, abbiamo inserito nuovi ragazzi più giovani rispetto ai precedenti, che potessero portare nuova linfa alla squadra.
I giocatori più giovani in rosa sono tre ragazzi del 2005 e un ragazzo del 2007.
Le difficoltà iniziali sono certo dovute all’inesperienza dei nuovi innesti e del nuovo gruppo, tanto che nelle prime quattro giornate abbiamo collezionato tre sconfitte e una vittoria.
La squadra ha iniziato ad accumulare punti dal mese di dicembre in poi, raccogliendo 23 punti su 30 disponibili. Questa crescita esponenziale, ci ha portato ad arrivare a tre sole distanze dalla zona playoff.

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