
I dati dell’economia sarda dimostrano un significativo segnale di ripresa. Cresce il Pil, sale l’occupazione, cresce anche il lavoro autonomo indipendente. Numeri evidenziati nell’ultimo Rapporto sulle libere professioni in Sardegna realizzato dall’Osservatorio delle libere professioni. Tuttavia “dobbiamo ancora fare i conti con alcune debolezze strutturali del mercato del lavoro”.
In linea con il dato nazionale, lo studio registra però un continuo calo del potere d’acquisto dei sardi: è di oggi un dato, noto agli analisti del settore, secondo cui il potere d’acquisto dei sardi sarebbe in continuo calo. Gli stipendi dal 2008 a oggi sarebbero diminuiti del 9% mentre i prezzi al consumo degli alimentari e dei beni di prima necessità sarebbero in costante aumento. Le previsioni per il 2025 purtroppo non sembrano in controtendenza.
Sull’asse formazione terziaria-lavoro si gioca il futuro delle nuove generazioni, ma anche lo sviluppo del tessuto produttivo regionale. Tuttavia, – fanno sapere Gaetano Stella e Susanna Pisano di Confprofessioni – “una delle debolezze strutturali del mercato del lavoro in Sardegna risiede nella grave carenza di manodopera specializzata ad alta professionalità”. La centralità che assume l’istruzione terziaria nei processi di sviluppo dell’economia del territorio e delle professioni è ciò che emerge nell’analisi del Rapporto. A livello regionale mancano nuove sedi decentrate e corsi di laurea (brevi) professionalizzanti. Anche le attività di orientamento scolastico e professionale rivolte ai giovani delle scuole secondarie che intendono poi proseguire l’università non sono sufficienti, come pure la scarsa incidenza degli stage e dell’alternanza scuola-lavoro negli studi professionali. Su proposta di Confprofessioni, in diverse regioni sono stati avviati progetti pilota per favorire la nascita di start up professionali, per favorire l’inserimento dei neolaureati nel mercato del lavoro.
Il Rapporto segnala, inoltre, un’altra criticità avvertita soprattutto dai giovani che intendono avviare un’attività professionale: gli alti costi da sostenere aumentati notevolmente in questi ultimi anni e solo parzialmente mitigati dagli incentivi fiscali messi in campo dal Governo.
Altra criticità evidenziata nel Rapporto (molto avvertita dai lavoratori autonomi sardi e non solo) è l’assenza di un adeguato sistema di protezione sociale e di contrattazione collettiva. Tanto con riferimento alla protezione sociale quanto alla contrattazione collettiva sulla quale vertono le Linee guida adottate dalla Commissione europea nel settembre 2022, è maturata nell’Unione europea la prospettiva di universalizzare le tutele, “assecondando – si legge nel Rapporto nazionale – un paradigma di equiparazione tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi che si è già affermato nella giurisprudenza della Corte di Giustizia con riferimento ai diritti di non discriminazione”. In tale direzione vanno anche le linee programmatiche illustrate dalla presidente della Commissione Von der Leyen al Parlamento, appena rinnovato nel giugno 2024, che prevedono di trasferire in un atto vincolante a tutti gli Stati membri i contenuti della Raccomandazione del Consiglio europeo del 2019 sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi, attraverso un confronto con le parti sociali e le rappresentanze dei liberi professionisti.
Nel 2024 Confprofessioni è stata chiamata in più occasioni a confrontarsi con il tema dell’intelligenza artificiale. “Il regolamento europeo in materia di intelligenza artificiale – si legge nel Rapporto annuale – approvato il 21 maggio 2024 (“AI Act”) mira a garantire la vigilanza sull’impatto del fenomeno in ordine ai diritti fondamentali”.
Quanto alla ineludibile natura personale e fiduciaria della prestazione professionale, è necessario garantire massima trasparenza al fine di prevenire abusi e frodi che possono discendere dall’uso distorto di dati generati artificialmente, alla luce dell’ampia casistica sulla capacità dell’intelligenza artificiale generativa di creare contenuti falsi o ingannevoli. Sotto questo profilo, l’AI Act rappresenta un primo passo in tal senso.
V’è inoltre – si legge nel Rapporto nazionale – un altro dato negativo. Le competenze tecnologiche e i grandi temi etici connessi all’utilizzo dell’intelligenza artificiale non fanno parte della formazione universitaria. Purtroppo la formazione universitaria professionalizzante, anche a livello di master di secondo livello, è del tutto inadeguata alla trasmissione dei saperi trasversali, e la Sardegna non fa eccezione. “Sarebbe necessario promuovere una maggiore collaborazione tra il mondo delle Università e le associazioni professionali, al fine di attivare processi di trasferimento di sapere tecnologico e di formazione permanente”. (giuseppe speranza)
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