
Turri, poco più di 600 anime, Medio Campidano.
La dottoressa Maria Carla Orrù, titolare della farmacia rurale di Turri, opera da 15 anni in un paese agricolo dove ormai il medico di famiglia è presente solo una volta a settimana.
Come si lavora in una farmacia rurale?
Con spirito di sacrificio e resistenza in un paese senza più niente, dove la farmacia è l’unico presidio sanitario fisso. Siamo in trincea, senza sostegno da parte del servizio pubblico.
Qui la popolazione è soprattutto anziana, sopra i 65 anni e la farmacia è un punto di riferimento non solo per chi abita a Turri, ma anche nei dintorni. Capita spesso che manchino medicine nella farmacia di residenza e si cerchino nei paesi vicini. Abito qui a Turri e sono sempre a disposizione. Ciò che manca è l’assistenza sanitaria pubblica, sempre più un miraggio.
Quali strumenti aiuterebbero l’efficienza della farmacia rurale?
Lavorare in parallelo con gli altri operatori del sistema sanitario, ma anche collegare le farmacie per verificare la disponibilità di un farmaco sul territorio. Specie per poter gestire al meglio il paziente cronico e non lasciarlo mai senza la sua terapia, ma anche per gestire l’acuto insieme alla guardia medica e al 118.
Quali sono le aspettative nell’immediato?
Auspico una maggiore efficienza dei servizi previsti per le farmacie e uno snellimento delle procedure, ma soprattutto essere un vero punto di accesso sanitario. Avere più strumenti significa avere più libertà e garantire un servizio concreto a una popolazione che invecchia e che, spesso, non ha neanche tecnologie banali – come un computer o uno smartphone – a disposizione.
La sua farmacia offre già alcuni servizi di telemedicina?
Per ora, l’holter pressorio e l’elettrocardiogramma; ma vorrei poter fare di più.
Ritiene che le farmacie possano fare un salto di qualità con i fondi PNRR?
Indubbiamente. Avrei intenzione di implementare l’attività di telemedicina con le altre opportunità come l’holter cardiaco, la spirometria insieme agli altri servizi attualmente possibili in farmacia. E altri ancora, come l’autoanalisi e i tamponi.
Ma devo trovare un locale esterno adatto dove svolgere tutte queste attività come consentito dalla legge 153 del 2009 e successive modifiche, perché in farmacia manca lo spazio sufficiente.
Cercherò di coinvolgere l’amministrazione comunale a darmi il supporto logistico; per la nostra comunità significherebbe l’opportunità di un’assistenza adeguata alle esigenze di tutti i giorni.
Fonte: Federfarma Cagliari e Sud Sardegna
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