
È stato il bandito più famoso d’Italia capace di trasformarsi in leggenda tra fughe, evasioni e sfide allo Stato.
E’ la storia di Graziano “Gratzianeddu” Mesina, nato a Orgosolo nel 1942 e morto a Milano ad aprile 2025. Ha incarnato per oltre sessant’anni l’anima controversa del banditismo sardo: per alcuni ribelle, per altri criminale. Cresce in un ambiente segnato dalla povertà ed educato ai valori di onore e vendetta.
La sua carriera criminale inizia presto, con arresti per porto abusivo d’armi e un episodio d’evasione che segna l’inizio della sua fama. Dopo un arresto per aver sparato a un lampione, Mesina riesce a fuggire dalla prigione, dando vita a una serie di evasioni che lo rendono un simbolo di ribellione contro l’autorità.
Nel 1960, mentre è in carcere, la sua famiglia è sconvolta dal rapimento e omicidio del commerciante Pietrino Crasta, che porta all’arresto dei suoi fratelli. Graziano, latitante, indaga per dimostrare la loro innocenza, agendo come giudice fai-da-te in un contesto privo di fiducia nelle istituzioni. Una faida familiare porta a un tentato omicidio di un accusatore, e Graziano viene arrestato e condannato a 16 anni, pur proclamandosi innocente.
Pochi mesi dopo, i fratelli di Graziano vengono prosciolti, ma lui riesce a fuggire dall’ospedale dove era ricoverato. La sua latitanza cresce, mentre la morte violenta del fratello Giovanni, torturato e ucciso, alimenta la sua convinzione che sia frutto di una faida. Convinto della responsabilità di Andrea Muscau, la notte del 13 novembre 1962 entra in un bar e lo uccide con un mitra, urlando: “Guardate come finisce un Muscau, un fratello per un fratello”. Viene arrestato e condannato a 24 anni, mentre le indagini non confermano la colpevolezza dei Muscau.
I tentativi di fuga continuano: dal treno in corsa nel 1964, fingendo follia, fino all’evasione con un complice nel 1966, che porta a una serie di sequestri di persona. Nel 1967 scappa da un conflitto con i Baschi Blu, ma un anno dopo viene catturato e inizia un lungo periodo di detenzione. In seguito all’uccisione del fratello Nicola, Mesina chiede di essere trasferito in Sardegna per il funerale, ma la richiesta viene negata. Evade ancora e organizza altri sequestri, fino all’arresto del 1977. Anni dopo ottiene permessi limitati, che non rispetta, alimentando leggende sul suo vagabondare.
Nel 1992 contribuisce, secondo alcune ricostruzioni, alla liberazione del piccolo Faruk Kassam, ottenendo la libertà condizionale. Nel 1993 la trova revocata per armi da guerra, ma nel 2004 ottiene la grazia e torna a Orgosolo, diventando una guida turistica. Nel 2013, viene di nuovo arrestato per traffico di droga e tentato sequestro; condannato a 30 anni, viene scarcerato nel 2019, ma a 78 anni torna latitante e viene arrestato nel 2021, rimanendo nel carcere di Opera fino alla fine dei suoi giorni.
Graziano Mesina vive tra mito e realtà. La sua vita, tra carceri e leggende sarde, resta simbolo di un’epoca in cui legge dello Stato e tradizione non sempre coincidevano.
(a cura di Giulia Palomba)



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