
È ufficiale: il bronzetto nuragico soprannominato la Sacerdotessa rientrerà in Sardegna. A darne notizia è l’associazione Nurnet – La Rete dei Nuraghi – che ha annunciato di essersi aggiudicata l’opera all’asta londinese di Christie’s per 7.000 sterline. Un risultato raggiunto grazie a una mobilitazione dal basso, che ha visto centinaia di donatori sostenere l’iniziativa con entusiasmo e senso di appartenenza. Ma mentre l’orgoglio per il ritorno cresce, si affacciano anche legittimi dubbi: quanto è autentica l’opera? E quanto trasparente l’intera operazione?
Attraverso la piattaforma GoFundMe e donazioni dirette, Nurnet ha raccolto oltre 8.700 euro. Un contributo fondamentale, anche se ancora distante dai circa 12.000 euro stimati come costo complessivo, comprensivo di commissioni d’asta, dazi e IVA. L’associazione ha assicurato che coprirà la differenza con risorse proprie, rivendicando il valore “etico e identitario” dell’operazione: riportare un frammento del passato sardo “a domu sua
Secondo il catalogo di Christie’s, il manufatto sarebbe di epoca nuragica, VIII secolo a.C., ma la descrizione non è accompagnata da alcuna perizia scientifica certificata, né da documentazione di provenienza certa. La casa d’aste, come spesso accade, si limita a fornire un’attribuzione stilistica, lasciando aperta la questione dell’autenticità.
Non pochi si sono interrogati sul prezzo di aggiudicazione, considerato basso rispetto a quello di altri bronzetti sardi venduti in passato. È il segno di un buon affare — o di un’opera il cui valore archeologico è ancora da dimostrare?
L’annuncio del rientro ha suscitato entusiasmo, con centinaia di commenti sui social. «Un po’ anche mia», scrive una donatrice. «Ce l’abbiamo fatta», esclamano altri. Accanto all’euforia, però, si fanno spazio domande legittime. Esiste una perizia tecnica sull’opera? È prevista una verifica scientifica dopo l’acquisto?
Diversi esperti sottolineano l’importanza di una valutazione indipendente, utile a garantire trasparenza nei confronti dei donatori e a rendere possibile una corretta valorizzazione museale. Altri osservano che, anche in caso di attribuzione incerta, il significato simbolico dell’iniziativa rimane intatto.
Lo riassume bene una sostenitrice:
«Se è autentica, sarà un tesoro. Se non lo è, resterà comunque un simbolo di ciò che possiamo fare insieme».
Il bronzetto tornerà in Sardegna nelle prossime settimane, ma restano da chiarire alcuni aspetti fondamentali. Non è ancora noto se verrà effettuata una perizia metallografica e archeologica, né se sia disponibile una documentazione legale che attesti con precisione l’origine e i passaggi di proprietà dell’opera. Anche la destinazione finale rimane incerta: non è stato comunicato in quale museo sarà esposto né quale apparato informativo accompagnerà il reperto per contestualizzarlo al pubblico.
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