La Sardegna e la verità sulle Blue Zone

Secondo una recente revisione pubblicata su New Scientist, molte delle cosiddette Blue Zone, le aree del mondo in cui si registra un’alta concentrazione di centenari, potrebbero essere il risultato di errori nei dati anagrafici, bias di selezione e narrazioni costruite a posteriori. Lo studio solleva dubbi sulla validità scientifica di regioni come Okinawa, Nicoya e Icaria, mettendo in discussione l’affidabilità di questi presunti “paradisi della longevità”. Tra tutte, solo la Sardegna emerge come un caso solido e verificato, grazie a un lavoro metodologico rigoroso condotto da demografi ed esperti di genetica.

Le zone della longevità sono un mito?

L’analisi di New Scientist ha evidenziato gravi lacune nella documentazione delle altre Blue Zone. A Okinawa, in Giappone, la distruzione dei registri civili durante la Seconda Guerra Mondiale ha reso impossibile certificare l’età reale di molti presunti centenari. A Nicoya, in Costa Rica, la classificazione come Blue Zone è avvenuta basandosi su pochi individui eccezionali, senza un’analisi demografica su larga scala. In Icaria, Grecia, gli studi si sono concentrati sui villaggi con il maggior numero di anziani, trascurando il contesto generale e introducendo un forte bias di selezione. Loma Linda, in California, è invece più una comunità religiosa con uno stile di vita salutista che una vera zona geografica di longevità.

La Sardegna, un’eccezione verificata dalla scienza

A differenza delle altre Blue Zone, la Sardegna si distingue per un’anomalia statistica reale e documentata. Michel Poulain e Gianni Pes, i ricercatori che hanno coniato il termine Blue Zone nel 2004, hanno mappato con precisione le aree dell’entroterra sardo con il più alto tasso di ultracentenari, basandosi su verifiche anagrafiche rigorose. L’isola presenta un fenomeno unico: la super-longevità maschile, un caso raro nella letteratura scientifica, dove solitamente le donne vivono più a lungo degli uomini.

Il segreto della longevità sarda

Le ricerche suggeriscono che la longevità sarda sia il risultato di una combinazione irripetibile di fattori. Da un lato, la genetica di popolazione ha rivelato varianti rare, frutto dell’isolamento geografico e dei matrimoni endogamici che hanno caratterizzato queste comunità per secoli. Dall’altro, lo stile di vita tradizionale basato su un’alimentazione povera di zuccheri, ricca di prodotti locali e accompagnata da un’attività fisica costante ha giocato un ruolo chiave. Infine, la forte coesione sociale tipica dei piccoli centri sardi, in cui gli anziani mantengono un ruolo attivo nella comunità, potrebbe avere un impatto significativo sulla salute mentale e fisica, rallentando il processo di invecchiamento.

La longevità sarda non è un modello replicabile

Alla luce di queste evidenze, New Scientist sottolinea come la Sardegna sia l’unica Blue Zone con una base scientifica solida, mentre molte delle altre appaiono più costruzioni mediatiche che realtà demografiche. Tuttavia, i ricercatori avvertono: la longevità sarda non è un modello replicabile altrove. Si tratta di un fenomeno locale e specifico, nato da una combinazione unica di genetica, storia e cultura difficilmente esportabile su scala globale.

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