
Nella nuova corsa europea alle materie prime critiche, la Sardegna torna a essere una pedina strategica. Con l’approvazione del Critical Raw Materials Act, la Commissione Europea ha individuato 47 progetti considerati essenziali per garantire l’autonomia industriale dell’Unione. Quattro si trovano in Italia. Uno, cruciale, è in Sardegna: il “Portovesme CRM Hub”.
Il progetto, situato nel Sulcis-Iglesiente, è promosso da Portovesme S.r.l. e punta sul riciclo e sulla lavorazione di materiali rari come il litio, elemento fondamentale per batterie e tecnologie green. Rientra a pieno titolo tra le infrastrutture strategiche per l’UE, che si è posta obiettivi ambiziosi: coprire almeno il 10% del fabbisogno con estrazione interna, il 40% con lavorazione sul territorio europeo e il 25% tramite riciclo, entro il 2030.
Ma la vera novità — e il punto più controverso — riguarda la possibilità di riaprire miniere dismesse o attivarne di nuove.
A una cinquantina di chilometri da Cagliari, la miniera di Silius ospita uno dei più importanti giacimenti italiani di fluorite, risorsa strategica per l’industria chimica e la transizione energetica. Secondo le stime, il giacimento conterrebbe oltre tre milioni di tonnellate di minerale estraibile. La sua riattivazione è al centro di un acceso dibattito tra istituzioni, comunità locali e investitori.
La prospettiva di rilancio economico — soprattutto in aree storicamente depresse come il Sulcis — si scontra con la memoria ancora viva di passate esperienze fallimentari. L’estrazione d’oro a Furtei, conclusa con contaminazioni da cianuro e un sito abbandonato, è un monito ancora presente. I cittadini chiedono garanzie ambientali, trasparenza nella gestione e benefici tangibili per il territorio.
Sul tema è intervenuto con fermezza anche il sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori, che ha lanciato un monito: «Altro che rilancio: siamo di fronte all’ennesima speculazione sulla crisi del Sulcis. Questo territorio ha già ampiamente pagato pegno, e oggi non possiamo permetterci promesse senza fondamento». Atzori ha sottolineato l’assenza di investimenti concreti da parte di Glencore nonostante il riconoscimento del progetto come “strategico” da parte dell’Unione Europea. «Portovesme è ferma da un anno. Nessun impianto nuovo, nessun cantiere aperto. Solo parole. E noi non viviamo più di parole», ha concluso.
Il commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton, è stato esplicito: “L’Europa deve riaprire le proprie miniere se vuole garantire la propria indipendenza tecnologica.” Una posizione condivisa dal governo italiano, che ha inserito nel decreto “materie prime critiche” misure per velocizzare la mappatura e la concessione di permessi estrattivi, anche attraverso fondi pubblici e privati.
Ma le Regioni, Sardegna in testa, rivendicano un ruolo attivo nella gestione del territorio e nelle scelte industriali.
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