Sardegna, torna il gas naturale: gli ambientalisti del Grig contro una scelta definita “anacronistica”

Estrazione gas naturale

In un momento storico in cui la transizione energetica globale punta con decisione sulle fonti rinnovabili, la Sardegna sembra andare in direzione opposta. La Regione ha recentemente avviato un percorso per introdurre su larga scala il gas naturale, una fonte fossile che finora era sostanzialmente assente dal mix energetico isolano. La decisione viene giustificata come una misura necessaria per abbattere i costi energetici e garantire maggiore sicurezza degli approvvigionamenti. Tuttavia, numerose voci critiche si sono già levate contro questa scelta, considerata da molti esperti e associazioni ambientaliste un passo indietro rispetto agli obiettivi di sostenibilità. Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), da anni impegnato nella tutela del territorio sardo, ha lanciato un allarme definendo l’iniziativa “anacronistica e priva di senso”, sottolineando come il gas naturale non sia più oggi una fonte di transizione accettabile.

Sovrapproduzione energetica e rischio speculazione

I dati ufficiali confermano che la Sardegna non soffre di una carenza energetica, anzi. Secondo le statistiche 2023 di Terna, l’isola ha prodotto circa 12.563 gigawattora di energia, a fronte di un fabbisogno interno di poco più di 7.600 gigawattora. Quasi il 28% dell’energia prodotta è stata esportata verso la Penisola. Inoltre, la potenza installata da fonti rinnovabili ha ormai superato quella derivante da combustibili fossili, pur producendo meno energia in termini assoluti a causa della loro natura intermittente. In questo contesto, l’introduzione di nuove infrastrutture per il gas non solo appare ingiustificata, ma solleva anche il timore di un’ondata di speculazione energetica. Parallelamente, infatti, si registra un proliferare di progetti eolici e fotovoltaici che, senza un’adeguata pianificazione territoriale, rischiano di compromettere in modo irreversibile il paesaggio naturale e culturale della Sardegna. Gli ambientalisti denunciano l’assenza di una strategia coerente e temono che i benefici di questa corsa alle energie, fossili o rinnovabili, non ricadano sulle comunità locali ma finiscano per avvantaggiare pochi soggetti industriali.

Scetticismo sui vantaggi e proposte alternative

Accanto alle preoccupazioni ambientali, c’è forte scetticismo anche riguardo alle ricadute economiche per i cittadini. Le promesse di bollette più leggere grazie al gas naturale vengono accolte con freddezza dalle associazioni, che ricordano come simili aspettative siano state spesso disattese in passato. Gli alti costi delle nuove infrastrutture e il peso ambientale degli interventi rischiano di superare di gran lunga i presunti vantaggi economici. In risposta a queste scelte, il GrIG ha promosso una campagna pubblica dal titolo “Sì all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!”, invitando istituzioni e cittadini a mobilitarsi per un modello energetico realmente sostenibile. Gli ambientalisti chiedono un piano energetico regionale che privilegi il decentramento, l’efficienza, il rispetto dei paesaggi e la partecipazione diretta delle comunità locali. Per il GrIG, investire oggi in gas naturale significa condannare l’isola a infrastrutture obsolete e incompatibili con gli obiettivi climatici di medio e lungo termine. La sfida, secondo gli ambientalisti, è invece costruire un futuro fondato su rinnovabili pianificate in modo razionale e su un modello di sviluppo che metta al centro il territorio e chi lo abita.

prova
Condividi

Articoli correlati