
“La giunta Todde, a livello politico, sostiene questa legge perché è un segno di civiltà, ma va declinata meglio.” Lo ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, commentando l’avvio dell’iter consiliare per la proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito, approdata oggi in Commissione Salute del Consiglio regionale.
“La legge sul fine vita è una questione molto delicata – spiega Bartolazzi ai microfoni dell’agenzia Dire – perché implica aspetti di coscienza, religione e obiezione. È comunque un segno di alta civiltà, se si riesce a proporla nel modo giusto. Da medico devo dire che questa legge parte da un punto critico: si parla esplicitamente di suicidio assistito. In realtà, questa dimensione è sempre esistita nel rapporto tacito tra medico e paziente: il medico sa quando fermarsi, il paziente sa quando vuole fermarsi.”
Bartolazzi suggerisce una riflessione sul linguaggio: “Bisognerebbe ragionare sull’eliminazione delle parole ‘suicidio assistito’ dalla legge, perché sembra quasi che ci sia un’autorizzazione al suicidio. Va quindi rivista concettualmente, ma qui parlo da medico e non da assessore”.
Nonostante le perplessità linguistiche, la Regione segna un passaggio storico: è infatti tra le prime in Italia, dopo la Toscana, ad avviare formalmente un percorso legislativo sul fine vita. Il testo, ispirato alla proposta nazionale “Liberi Subito” promossa dall’Associazione Luca Coscioni, punta a garantire un accesso regolato, gratuito e trasparente al suicidio medicalmente assistito per persone affette da patologie irreversibili.
“Un passo storico di civiltà – afferma il consigliere regionale Valdo Di Nolfo – che colma un vuoto normativo nazionale mentre il Governo Meloni impugna la legge toscana, dimostrando intolleranza verso i diritti. Questa legge la dobbiamo a chi ha sofferto e a chi non ha potuto scegliere, per restituire dignità, libertà ed equità a chi vive condizioni di sofferenza insostenibile.” Anche la legge sarda sarà impugnata dal Governo, è la sensazione palpabile nel palazzo di via Roma tra le fila del centrosinistra.
Di Nolfo ha ricordato in aula il caso di Giovanni Nuvoli, malato di SLA di Alghero, costretto nel 2007 a morire di fame e sete per interrompere l’accanimento terapeutico. “L’approvazione della legge sarà un dovere verso lui, la sua famiglia e tutte le persone che vivono situazioni simili. Senza l’impegno dell’Associazione Coscioni – ha concluso – questa proposta non sarebbe stata possibile.”
Il testo proseguirà ora l’iter in commissione e sarà poi discusso in aula per l’approvazione definitiva.
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