
Molto rumore per nulla. La Corte costituzionale ha stabilito che il Collegio regionale di garanzia elettorale ha “esorbitato dai propri poteri” quando ha disposto la decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. La Consulta ha riconosciuto che il Collegio non aveva alcuna competenza per imporre la rimozione di un presidente eletto, trattandosi di materia riservata all’autonomia della Regione. In sostanza, l’organo amministrativo ha agito oltre i limiti della legge, ledendo le prerogative costituzionali della Sardegna.
Con la sentenza n. 148/2025, depositata oggi, la Corte ha così reso inefficace l’ordinanza di decadenza emanata nel dicembre scorso, che il Tribunale di Cagliari aveva successivamente confermato. Restano in piedi solo le sanzioni pecuniarie relative alle irregolarità formali sulle spese elettorali, ma non la perdita della carica. Todde, dunque, rimane al suo posto e così il resto del Consiglio regionale.
Il caso era nato dall’interpretazione della legge 515 del 1993 sulla rendicontazione delle spese di campagna elettorale. Secondo la Consulta, quella norma non può essere applicata automaticamente alle regioni a statuto speciale, come la Sardegna, in assenza di un recepimento esplicito. Da qui la decisione che riporta la questione all’interno delle competenze regionali.
La sentenza chiude così una vicenda durata mesi, che aveva aperto un conflitto politico e istituzionale tra Roma e Cagliari. Todde resta in carica, mentre l’opposizione – che aveva chiesto le dimissioni immediate – incassa una battuta d’arresto.
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