
Marina Cafè Noir lascia Cagliari e lo scrive su Facebook in aperta polemica con il Comune guidato da Massimo Zedda. Dunque, dopo 23 anni di libri e di storie il festival più importante della città si prende una dolorosa pausa con un lungo post a firma Chourmo, l’associazione che ha fondato e animato una kermesse che è cresciuta di anno in anno fino a diventare un modello.
“Partiamo dalla fine: dopo 23 anni il Marina Cafè Noir lascia Cagliari”, inizia così lo lo sfogo social, “Ebbene sì, nonostante libri, storie e racconti siano da sempre il nostro pane quotidiano, condiviso con migliaia di persone, ci troviamo costretti a infrangere la regola aurea della lettura, e vogliamo partire proprio dall’epilogo.
Perché è solo togliendoci subito questo macigno dalle spalle che possiamo spiegare con maggiore nitidezza quali sono stati i passi che ci hanno portato a maturare una decisione per nulla semplice. Il Marina Cafè Noir è nato e cresciuto a Cagliari, della città ha intercettato da subito la voglia di ritrovarsi in piazza all’insegna della cultura popolare, quella in cui chiunque, a prescindere da estrazione, appartenenza o ceto, si potesse sentire accolto in un evento”.
Il Festival (il primo nel suo genere in Sardegna) ha amato tutti i luoghi in cui è andato in scena, contribuendo in alcuni casi a riconsegnarli alla comunità sotto un’altra veste. Negli anni ha saputo distinguersi per originalità – distaccandosi dai classici format, per vocazione all’accoglienza e all’ospitalità, per la scelta di temi urgenti su cui confrontarsi e degli ospiti adatti con cui farlo. Proprio per questo è stato raccontato come uno dei progetti più interessanti e vitali da prestigiose guide, riviste e quotidiani. La nostra è una storia cagliaritana, raccontata da molte realtà nell’Isola, fuori dall’Isola e fuori dall’Italia.
Ci avrebbe fatto piacere sentire lo stesso interesse anche da parte delle amministrazioni, interesse che si è fatto via via sempre più silente, meno leggibile.
Nonostante questa sensazione abbiamo comunque messo tutto il nostro impegno per offrire un prodotto all’altezza dei luoghi e delle persone che li frequentano. Abbiamo sposato una linea di appartenenza ben precisa, che non ci ha impedito di dialogare con tutte le amministrazioni che si sono succedute sia in Comune che in Regione. Negli ultimi tempi, però, la maggior parte delle energie sono state spese per far fronte a un rapporto complicato con l’amministrazione comunale, a causa di una serie di questioni che finirebbero per sembrare delle rivendicazioni, e nel merito delle quali non ci addentreremo. Possiamo dire però che ciò che genericamente si chiama “burocrazia” per noi non è più un’entità astratta, figlia dei normali ingranaggi della pubblica amministrazione. La nostra percezione è piuttosto che questa burocrazia sia diventata uno strumento usato in maniera incomprensibile, spesso contraddittoria.
Così, quando la sensazione è diventata quella di essere percepiti come un peso dal nostro Comune, piuttosto che una risorsa importante per la città, in questi momenti, e dopo diversi episodi spiacevoli, ci è sembrato giusto decidere di intraprendere una nuova strada. Infine, è opportuno sottolineare che non vogliamo e non abbiamo mai voluto porte aperte o corsie preferenziali: avremmo voluto solo avere il giusto riconoscimento per un Festival che dura da 23 anni, che è un evento atteso da tanti, e che ha caratterizzato una parte importante della vita culturale della città, argomento che l’amministrazione attuale ha inserito spesso tra i suoi cavalli di battaglia”.
Nessuna risposta per ora dal sindaco Zedda, dalla sua maggioranza e dall’assessora alla Cultura, Maria Francesca Chiappe, giornalista e scrittrice. Ma è chiaro che questa è soltanto la prima puntata di una vicenda complessa che di certo rimbalzerà in Consiglio comunale.
A questo punto, da cittadini, ci piacerebbe giusto capire meglio quale sia e sarà l’idea di cultura per Cagliari e, nell’attesa, decidiamo di sciogliere un nodo fatto di emozioni, fatica, sudore ma anche tantissime soddisfazioni. Potremmo aggiungere diverse questioni, ma non vogliamo che la nostra scelta appaia figlia di risentimenti personali o privati, perché così non è.
Come soci e singolarità costituenti l’Associazione Culturale Chourmo, nonché come cittadini cagliaritani, sentiamo, ora, l’esigenza di sospendere l’attività del nostro Festival in città, e decidere con serenità e lucidità cosa fare della nostra storia e della nostra esperienza, e dove portarle. Del resto, di quartiere in quartiere, di luogo in luogo, MCN si è sempre spostato per rivalutare e far scoprire luoghi nuovi, belli e intriganti alla comunità, e un certo nomadismo è dunque nella nostra storia. Quel che è certo è che Marina Cafè Noir continuerà, seppur non a Cagliari. A breve vi diremo dove.
A si biri mellus”.



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