Addio al calcio a Sant’Elia: il Comune manda via Franco Cardia, dopo 25 anni c'è un campo da rifare

Franco Cardia in una immagine tratta da un video di Diario Sportivo

C’era una volta il Progetto Calcio Sant’Elia. Nato nel 1998 per iniziativa di Franco Cardia, era più di una squadra: un piano per provare a cambiare il volto di un quartiere difficile attraverso il calcio. Una di quelle idee che nascono con buone intenzioni e tanto entusiasmo. Non solo pallone, ma inclusione, senso di comunità, rilancio sociale.

Nel 2011 la squadra tocca il suo vertice: la Serie D. Alle soglie del professionismo, seconda squadra di Cagliari per visibilità. Un risultato impensabile solo pochi anni prima. Poi, l’implosione. L’entusiasmo si affievolisce, la struttura si svuota, e quel che resta è un impianto – quello di via Schiavazzi, lato Lazzaretto – lasciato a invecchiare in silenzio.

“La squadra è sparita, il progetto non è riuscito ad andare avanti”, dice Marco Zedda, dirigente dell’assessorato comunale allo sport. Il campo, intanto, era stato dato in concessione al Consorzio Calcio Sant’Elia 2005, sempre con Cardia alla guida. Con gli anni, però, sono emerse gravi inadempienze, in particolare la mancata manutenzione dell’impianto, che ha reso il campo sempre più degradato. Per questo motivo, a fine estate 2024, il Comune ha revocato la concessione.

Cardia ha fatto ricorso al TAR – respinto – e ha presentato appello al Consiglio di Stato. Intanto, la struttura è tornata nelle mani dell’amministrazione, che la gestisce direttamente, assegnando le ore a chi ne fa richiesta.

“Lo stiamo seguendo noi – spiega Zedda – ma l’impianto è in condizioni critiche. Servirà un intervento sul manto e su alcune parti compromesse.”

E così, quello che doveva essere il simbolo di un quartiere che si rialzava è diventato l’emblema di un’occasione mancata. Ma la storia, almeno in parte, non finisce qui. Il campo, ora sotto la gestione comunale, verrà completamente rifatto, a partire dal manto. Sant’Elia avrà di nuovo una struttura dignitosa, finalmente all’altezza del suo nome.
Se poi sarà davvero utilizzata come merita, se tornerà a essere un punto di riferimento per il quartiere o solo un impianto in attesa di senso, questo lo dirà solo il tempo. Intanto, rimetterlo in piedi è già qualcosa.

prova
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