Anatomia del prossimo Capodanno tra boomer e leggerezza

A Cagliari, la notte di Capodanno è un esperimento sociale mascherato da festa. Largo Carlo Felice, Piazza Yenne e gli altri punti nevralgici del centro diventano improvvisamente un grande palco frammentato, dove generazioni diverse si muovono come pianeti su orbite separate, occasionalmente incrociandosi, quasi mai parlando la stessa lingua.

Al centro di tutto c’è Stewart Copeland, il batterista dei Police, con la sua band e un’intera orchestra. È un nome che i Boomer – quelli nati tra il 1946 e il 1964, cresciuti con i Beatles e Bob Dylan come colonne sonore della loro ribellione interiore – riconoscono immediatamente. Per loro, Every Breath You Take non è una semplice canzone, ma una liturgia, il residuo di un’epoca in cui la musica cambiava il mondo o almeno ti dava l’illusione che potesse farlo. I Boomer, di fronte al palco, ascolteranno Copeland con l’espressione grave e rispettosa di chi è consapevole che questa musica è fatta per essere “vissuta”, non solo sentita. Saranno lì, concentrati, senza scrollare il telefono, senza selfie, senza distrazioni, perché la loro relazione con la musica è intima, quasi sacrale.

Copeland vs millenials

Eppure, nella folla, la solennità dei Boomer si infrangerà contro un muro di Millennials, nati tra il 1981 e il 1996, cresciuti a MTV, ai CD masterizzati e alle radio che trasmettevano Best of the 80s. Per i Millennials, Copeland è un mito di seconda mano, ereditato dai genitori o scoperto casualmente in una playlist Spotify chiamata Rock Anthems. La sua presenza è un’opportunità per sentirsi più colti, più radicati, come se ascoltare Roxanne dal vivo li rendesse automaticamente parte di qualcosa di importante. Scatteranno foto, le posteranno su Instagram con caption ironiche tipo “Classico intramontabile” o “Roxanne ma senza il mio ex”. Guarderanno i Boomer con una certa ammirazione, ma anche con la vaga consapevolezza che, per loro, Copeland è un simbolo vuoto, un contenitore senza il peso specifico che ha per i loro genitori.

 

Copeland vs Gen Z

Poi c’è la Gen Z, i nati dopo il 1997, quelli per cui il mondo non è mai esistito senza internet e per cui i Police sono al massimo un algoritmo di TikTok che suggerisce canzoni nostalgiche. Every Breath You Take è, per loro, una traccia di sottofondo, un meme sonoro più che una canzone. Aspetteranno pazientemente il DJ set di Bettosun, quando i bassi diventeranno così potenti da trasformare Largo Carlo Felice in un’enorme pista da ballo. Per la Gen Z, la musica non è una narrazione lunga e articolata: è un frammento, un loop, un pezzo di esperienza da incastrare in un video di quindici secondi. Quando arriverà il momento, balleranno freneticamente, non per celebrare la fine dell’anno, ma per registrare qualcosa da postare subito con l’hashtag #NewYearNewMe.

E così, a Cagliari, si formeranno tre mondi distinti. I Boomer staranno lì a vivere Copeland come un’esperienza quasi religiosa, i Millennials cercheranno di immortalare la serata in una combinazione di nostalgia e postmodernità, mentre la Gen Z penserà che tutto ciò che sta accadendo prima del DJ set sia solo un lungo preambolo inutile. E forse hanno ragione, ma non lo diranno mai ad alta voce.

Negramaro e Pinguini

Altrove in Sardegna, il panorama cambia ma il gioco rimane lo stesso. Ad Alghero, i Negramaro porteranno il loro pop malinconico e nostalgico, perfetto per i Millennials, con testi che parlano di amori che fanno male e cieli che piangono. I Boomer ascolteranno con un misto di rispetto e condiscendenza – “Non sono Battisti, ma ci provano” – mentre la Gen Z farà un TikTok su Estate e si dimenticherà di loro nel giro di un paio di ore. Ad Olbia, invece, la festa sarà una sorta di inno alla leggerezza.

I Pinguini Tattici Nucleari e i Boomdabash trasformeranno il Molo Brin in una discoteca a cielo aperto. I Millennials adoreranno i Pinguini, con il loro mix di ironia e malinconia, mentre la Gen Z si tufferà nei ritmi reggae-pop dei Boomdabash senza preoccuparsi di capire cosa stiano dicendo. I Boomer? Probabilmente si chiederanno cosa ci sia di così speciale in tutto questo e berranno un bicchiere di vino, sperando che qualcuno metta su Dancing Queen.

Gianna ed Elodie

A Sassari, Gianna Nannini promette di riportare il rock al centro, urlando America! con tutta la potenza viscerale di una donna che non ha mai smesso di crederci. Qui, i Boomer troveranno un rifugio sicuro, i Millennials si aggrapperanno alla sua energia come a una versione moderna di Patti Smith, mentre la Gen Z non saprà bene cosa fare. Forse filmeranno un pezzo e lo posteranno con una caption del tipo: “Questa vecchia spacca”. A Castelsardo, invece, Elodie e Irama saranno il paradiso della Gen Z, che riconoscerà nei loro testi tormentati e nei loro look impeccabili tutto ciò che serve per un feed Instagram di successo. I Boomer si rifugeranno sotto i fuochi d’artificio, lontano dal palco, guardando il mare come se potesse riportarli indietro nel tempo.

Ma è Cagliari a restare il cuore simbolico di questo Capodanno frammentato. Non perché riesca a unire le generazioni – non è mai successo e non succederà mai – ma perché le lascia convivere, per un momento, in un equilibrio precario fatto di note, luci e rumori. Copeland alzerà le bacchette, il pubblico esploderà in applausi, e per un istante sembrerà che tutto abbia senso. Poi, ovviamente, qualcuno tirerà fuori lo smartphone

Di Omar Congiu

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