
Secondo Arianna Atzeni, è questione di vita o di morte. E quindi, di tempo: bisogna fare in fretta: “Mio fratello Alessandro sta sempre peggio – dice al telefono -non può stare in carcere, cosa stiamo aspettando? Che succeda l’ennesima tragedia? Perché se la situazione non cambia, questo è quello che accadrà. E io devo impedirlo. Ho interrotto lo sciopero della fame perché stavo molto male e non posso permetterlo. Devo essere lucida per Alessandro”.
Alessandro Atzeni, 49 anni, di Mogoro, nel luglio scorso era detenuto nella casa di reclusione di Isili. Si trova lì perché soffre di diversi problemi psichici, tra cui schizofrenia e bipolarismo ed è ritenuto un individuo pericoloso. Il 4 luglio è successo qualcosa di molto grave che lo ha messo in pericolo di vita. Secondo la sorella Arianna, è stato aggredito. “E’ finito in coma, è stato operato alla neurochirurgia di Nuoro – racconta con voce stanca – fino a inizio ottobre. Le cure stavano procedendo bene, sembrava potesse rimettersi, anche se serviva ancora molto tempo. Poi lo hanno dimesso”. E qui avviene qualcosa di inaspettato.
“Nel foglio di dimissioni dell’ospedale di Nuoro – dice Arianna Atzeni – c’è scritto chiaramente che si sarebbe dovuto mandare Alessandro in una clinica riabilitativa a Villamar o a Oristano. E questo è quello che tutti ci aspettavamo sarebbe accaduto. Invece in maniera inspiegabile lo hanno portato nell’infermeria del carcere di Uta. Ed è ancora là”. In questo momento, l’uomo è allettato, non può camminare e ha problemi a utilizzare il braccio destro. In più, la situazione psichiatrica è peggiorata ulteriormente. Del caso si sta occupando l’avvocata Armida Decina, del Foro di Roma. Che spiega: “Stiamo sollecitando da tempo il trasferimento verso una struttura consona perché è evidente che il detenuto non è in condizione di stare dove si trova”. L’istruttoria da parte del Magistrato competente per il trasferimento dall’infermeria di Uta a una clinica adatta è terminata un paio di settimane fa. “Sto sollecitando continuamente per avere il risultato, lunedì tornerò all’assalto – racconta l’avvocata – non capisco perché ci stiano impiegando così tanto tempo”.
In preda alla disperazione, Arianna Atzeni ha spedito una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo un intervento immediato “prima che sia troppo tardi”. Ma non si aspetta una risposta: “No, so già che non la otterrò. Ma l’ho fatto perché spero che qualcuno faccia qualcosa per evitare che mio fratello muoia lì. L’ho visto martedì scorso durante la visita. Non può resistere a lungo”.



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