
La Sardegna mette sul tavolo oltre 50 milioni di euro per affrontare sclerosi multipla, diabete giovanile e altre malattie autoimmuni che colpiscono migliaia di persone nell’isola. Al centro del progetto SardGen, presentato oggi al Parco scientifico di Pula, c’è la nascita della Biobanca Sarda: una struttura pubblica dove verranno raccolti e analizzati dati genetici con l’obiettivo di migliorare la diagnosi precoce, sviluppare farmaci su misura e ridurre i costi della sanità.
Il progetto – finanziato da fondi Pnrr e portato avanti da Regione, università, aziende e centri di ricerca – punta su un approccio concreto: usare la genetica per prevenire anziché rincorrere le malattie. «La sfida non è solo scientifica, ma sociale: vogliamo arrivare prima, curare meglio e spendere meno», ha spiegato il genetista Francesco Cucca, responsabile scientifico di SardGen.
Sono già stati coinvolti oltre 500 operatori e attivati 10 brevetti. Alla presentazione hanno partecipato gli assessori Giuseppe Meloni e Armando Bartolazzi, il rettore Gavino Mariotti, Carmen Atzori di Sardegna Ricerche e Gianluca Cadeddu, program manager. Il programma integra università e sanità pubblica, con il coinvolgimento diretto delle aziende ospedaliere di Sassari, Cagliari e dell’Arnas Brotzu.
Sulla portata dell’iniziativa è intervenuto anche Giuseppe Meloni, assessore alla Programmazione e vicepresidente della Regione: «Con la Biobanca Sarda investiamo non solo in ricerca, ma in autonomia scientifica e capacità decisionale. Per la Sardegna è un’occasione concreta per incidere sulle politiche sanitarie e costruire un futuro in cui innovazione e territorio camminano insieme».
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