“Ci vuole più coraggio a perdonare”: Gigi Sanna ricorda Graziano Mesina e celebra 30 anni di Istentales

Gigi Sanna con Graziano Mesina

“Un uomo è venuto a mancare, e a prescindere dal fatto che il suo nome fosse Graziano Mesina si trattava comunque di un essere umano, un figlio di quest’isola. E’ morto dentro un carcere, nonostante fosse malato terminale. Hanno chiesto di mandarlo a casa per fargli passare gli ultimi giorni della sua vita, fra i suoi affetti più cari. Chi gli ha negato la libertà non è un balente: ci vuole più coraggio a perdonare. Buon viaggio Graziano, e che la terra ti sia lieve.”

Con queste parole, Gigi Sanna ricorda Graziano Mesina e apre una riflessione profonda sul senso della giustizia, della pietà e dell’identità sarda. Gigi Sanna è da oltre trent’anni il frontman degli Istentales, una delle band più rappresentative della scena etno-pop isolana. In questa intervista racconta il rapporto con la sua terra, il bilancio di tre decenni di musica e le prospettive per il futuro.

Che cosa rimproveri alla Sardegna?

La Sardegna molto spesso si unisce in battaglie fondamentali, ma poi si dimentica. Sciama via e lascia cadere tutto. Questo è un difetto grave: la memoria corta. Le lotte vanno tenute vive, altrimenti si perdono.

E invece cosa ti piace di più della tua terra?

La mia gente, la mia terra, i prodotti, la cultura, gli antenati. Abbiamo codici non scritti, ereditati dagli anziani. Non li abbiamo imparati a scuola, ma tra i campi, vivendo la campagna. È un patrimonio umano e culturale che cerchiamo di trasmettere, anche se oggi è più difficile con i giovani.

Quest’anno gli Istentales compiono trent’anni. Qual è il futuro della band?

Il futuro lo vedo lineare. Non seguiamo le mode. Siamo rimasti fedeli a un cantautorato impegnato, alla Vecchioni, Guccini, De André. Dopo trent’anni non ci interessa essere commerciali. Diciamo ancora quello che ci pare, come ci pare, liberi. La nostra forza è la coerenza.

Hai mai pensato di fare la carriera solista?

Mai. Se finisce la storia degli Istentales, allora finirà la mia come musicista. Mentre se dovesse finire la mia storia, spero che quella del gruppo possa andare avanti.

Avete mai avuto momenti difficili all’interno della band?

No, perché siamo nati trent’anni fa provando in un ovile, che è ancora oggi la nostra sala prove. Nessun’altra band al mondo ha avuto un inizio come il nostro. Io, Luca Floris e Sandro Canova siamo ancora lo zoccolo duro. Non siamo mai scesi a compromessi. Non abbiamo mai avuto nessuno al guinzaglio. La libertà di espressione è sacra.

C’è qualcosa che avresti voluto fare e non hai fatto?

Sì. Una canzone scritta con Pierangelo Bertoli, intitolata Viene per noi, che parlava della guerra in Afghanistan. L’abbiamo proposta a Sanremo nel 2004, ma Pippo Baudo ci disse che “era un tema poco sanremese”. Mi è dispiaciuto tanto, ci credevamo davvero.

Quanti album avete pubblicato?

Diciannove. Il ventesimo arriverà l’anno prossimo. Sarà un disco importante, nato anche da una collaborazione con Elio e le Storie Tese. Abbiamo registrato 50 date nel 2024 per costruirlo.

State lavorando anche a un libro e a un documentario?

Sì. Un libro fotografico che racconterà il nostro percorso musicale e di amicizia, e un docufilm per la Rai, che uscirà tra settembre e ottobre. Racconteremo la nostra storia e le nostre collaborazioni.

Vi siete mai sentiti limitati nella proposta musicale?

No. Se vogliamo fare qualcosa di diverso, la facciamo. Ci mettiamo in gioco, rischiamo. Prima deve piacere a noi. Non seguiamo canoni o schemi predefiniti.

Avete difficoltà a intercettare il pubblico giovane?

Se riesci a fargli ascoltare i tuoi pezzi, apprezza. Ma oggi tanti ascoltano solo hit estive, canzoni usa e getta. Ai nostri tempi c’erano anche le “stupidaggini”, ma avevamo riferimenti solidi: Guccini, De André, De Gregori, Bertoli, i Nomadi… oggi vedo solo consumismo, ricchezza esibita, niente contenuto. Preferisco un bicchiere di vino, un pezzo di formaggio e quattro amici a tante cose che girano ora. Se quello è il futuro, lasciatemi nel mio passato.

prova
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