
Una riforma sanitaria che rischia di trasformarsi in un boomerang economico per la Regione. A denunciarlo è Angelo Cocciu, consigliere regionale di opposizione, che attacca frontalmente le scelte della giunta Todde: «Dietro l’operazione sanitaria si nasconde una pura logica di sostituzione politica. E il conto lo pagheranno i sardi».
Cocciu accusa la maggioranza di voler accelerare le nomine dei nuovi commissari sanitari senza attendere l’esito dell’annunciata impugnazione da parte del governo. «Siamo davanti a un caso da manuale di danno erariale. I direttori generali nominati dal centrodestra hanno contratti in vigore fino al 2026. Mandarli via oggi significa pagarli comunque fino alla fine del mandato. A quel punto dovremmo coprire due stipendi per ogni incarico».
«È come nel calcio – aggiunge – quando esoneri un allenatore ma continui a versargli lo stipendio. Solo che qui non parliamo di milioni privati, ma di fondi pubblici, in un sistema sanitario che già fatica a garantire l’ordinario».
Il consigliere va oltre, evocando anche le conseguenze di un eventuale stop giuridico alla riforma: «Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare la legge, i nuovi commissari salterebbero e tornerebbero i vecchi. Ma nel frattempo i nuovi avrebbero già percepito compensi molto alti, e i vecchi rivendicherebbero gli arretrati. Sarebbe una catastrofe contabile».
Dietro le quinte, rivela Cocciu, anche nella maggioranza si moltiplicano i dubbi. «Ci sono esponenti del centrosinistra che stanno provando a farle cambiare idea, suggerendo di attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale prima di procedere con le nomine».
Il consigliere parla di tensioni sempre più evidenti: «Qualcuno pensa perfino all’astensione in giunta per non assumersi la responsabilità politica di una scelta così rischiosa». Ma ogni tentativo di mediazione, aggiunge, è finora caduto nel vuoto.
Secondo Cocciu, la presidente Todde sta adottando un approccio decisionista che, in questa fase, «assume i contorni di una certa cocciutaggine». E avverte: «Numeri, contratti e norme non si possono aggirare. Se si forzano troppo le regole, il rischio è un danno per l’intera comunità».
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