Crisi idrica, scatta il taglio: il Consorzio riduce del 30% l’acqua agli agricoltori della Sardegna meridionale

Ogni anno lo stesso film, e ogni anno il finale peggiora. La crisi idrica che colpisce la Sardegna non è più un’emergenza, è una drammatica routine. “Siamo costretti a tagliare l’acqua irrigua del 30 per cento, come nel 2024 – denuncia Efisio Perra, presidente del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale – ridurremo da 20mila a 15mila gli ettari serviti. A farne le spese saranno le aziende agricole, che dovranno rinunciare a coltivare”.

Nonostante le piogge invernali, il bacino del Flumendosa segna 200 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2023. Un dato che fa rabbrividire, ma che non sorprende nessuno. E incombe, inoltre e sempre, il solito problema delle reti colabrodo: le condotte della Sardegna perdono fino al 50% dell’acqua trasportata. Il bene prezioso che si disperde nel nulla, mentre agricoltori e cittadini fanno i conti con le restrizioni.

Due milioni nell'ultima Finanziaria

“Servirebbe un piano decennale per la manutenzione straordinaria delle condotte. Ma nel bilancio regionale ci sono appena due milioni di euro per tutti i consorzi sardi – attacca Perra – e con due milioni cosa risolviamo? Nulla”.

Il Consorzio, dal canto suo, ha aumentato di 1,5 milioni di euro le risorse proprie (ossia soldi tirati fuori dalle tasche degli agricoltori) per la manutenzione ordinaria, ma è chiaro che non può bastare. “Il problema è strutturale e va affrontato con una visione politica che oggi manca. Non servono più buone intenzioni, servono fondi, programmazione e decisioni coraggiose”.

Preghiera per la pioggia

Peraltro, la situazione potrebbe essere ben peggiore se non fossero stati prenotati i 35 milioni di metri cubi della diga di Bau Muggeris, ma non è saggio contare sempre su un accumulo straordinario della diga ogliastrina: è una soluzione emergenziale ma non strutturale dato che, negli anni futuri, anche quel bacino potrebbe risultare in deficit. E in quel caso, che si fa? Si prega, come fecero qualche anno fa a Luogosanto, in Gallura? O si pratica la danza della pioggia? Bisogna dunque rivolgersi alle entità religiose per riuscire a dotare l’isola dell’acqua necessaria?

Senza acqua non c’è agricoltura, non c’è presidio del territorio, non c’è vita. E continuare a far finta che non sia una priorità significa condannare la Sardegna al collasso, un’estate alla volta.

prova
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