
Lorenzo Carboni, 19 anni, originario di Alghero, racconta il suo percorso nel tennis. L’atleta inizia il suo percorso sportivo nella scuola tennis di Alghero per poi trasferirsi, all’età di 13 anni, al Piatti Center di Bordighera. 651esimo nel ranking ATP mondiale, Lorenzo ha vinto il suo primo trofeo internazionale a marzo 2025, in Tunisia.
Quando hai iniziato a giocare a tennis? Quando hai capito di essere un passo avanti rispetto ai tuoi coetanei?
Ho approcciato per la prima volta questo sport all’età di tre anni. E’ cominciato tutto per caso in spiaggia, quando mio padre mi ha fatto giocare a racchettoni per la prima volta con lui. Inizio la scuola di tennis l’anno successivo ad Alghero. Fin quando mi sono allenato in Sardegna, mi ha allenato Giancarlo Di Meo.
A 13 anni ho capito che quella sarebbe stata la mia strada e, assieme alla mia famiglia, ho preso la decisione di trasferirmi al Piatti Center di Bordighera.
Come hai vissuto il passaggio dalla realtà di Alghero a quella di Bordighera?
Mi mancavano tanto la famiglia e gli amici. Il primo periodo non è stato facile ma sono riuscito ad adattarmi. Qui, ho a disposizione un team di professionisti. Al Piatti Center siamo seguiti sotto ogni aspetto, compreso il piano alimentare. Durante il mio percorso a Bordighera, ho cambiato diversi allenatori, in quanto reputo giusto per le mie performance avere più punti di vista sul mio modo di giocare. Il mio attuale staff tecnico è composto da: Gianluigi Quinzi, Luca Vanni Magnus Tideman e Andrea Voltolini, essenziali per la mia crescita e il mio approccio alle partite.
Sei 651esimo nella classifica mondiale ATP. Questa condizione ti mette pressione?
La classifica ha sicuramente tanto peso. Pretendo molto da me stesso. Cerco di non guardare troppo le statistiche e pensare esclusivamente ai miei allenamenti e al mio rendimento. La pressione maggiore è soprattutto personale, sono molto autocritico. Non ho modo di pensare a chi parla al di fuori della mia bolla sportiva.
Come si svolge la tua giornata da tennista professionista?
Il mio allenamento standard è sei ore al giorno, ma posso arrivare sino a otto ore giornaliere. Un’ora e mezza di palestra e parte atletica, più ovviamente due ore circa di allenamento al campo, sia di mattina sia di pomeriggio. Da poco inoltre, seguo una dieta prescritta da un dietologo del Piatti Center.
Com’è stato vincere il tuo primo titolo internazionale a soli 19 anni? Te lo aspettavi?
Arrivavo da quattro finali consecutive perse ed ero in cerca del mio primo titolo. I tennisti, come tutti gli sportivi, lavorano tanto per arrivare alle competizioni per vincerle. Quando dopo tanto sacrificio e dedizione sono riuscito a raggiungere l’obiettivo del titolo, sono stato travolto da un’emozione immensa. Come si dice insomma, “il primo titolo non si scorda mai”.
Che obiettivi hai per il futuro?
Ho messo il tennis al primo posto da ormai tanti anni. Quest’anno mi diplomerò al liceo classico sportivo di Sassari, con cui ho la possibilità di seguire le lezioni registrate. Dopo il diploma, mi focalizzerò al 100 per cento sul tennis. Vorrei arrivare ai massimi livelli, raggiungendo la top ten mondiale. Qualora tra cinque o dieci anni non arrivassi nella top 100 del ranking mondiale ATP, allora cercherò un’alternativa, ma sinceramente non ci penso ancora.
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