
Due attivisti che hanno partecipato alle proteste contro la speculazione eolica al porto di Oristano-Santa Giusta sono stati colpiti da un DASPO urbano, provvedimento che impedisce loro l’accesso all’area portuale. Una misura solitamente applicata per contrastare la violenza negli stadi, ora utilizzata per limitare la partecipazione alle manifestazioni di piazza.
La decisione ha sollevato polemiche sul diritto alla protesta e sulla gestione del dissenso. Tra le voci critiche, quella del consigliere regionale Valdo Di Nolfo, che ha condannato il provvedimento: “La repressione è sempre una scelta sbagliata. Sicuramente l’impronta fortemente repressiva che caratterizza gli interventi di questo Governo nazionale non aiuta il percorso democratico messo in atto dalla Regione Sardegna”.
L’applicazione del DASPO urbano a manifestanti politici solleva interrogativi sull’uso di misure pensate per la sicurezza pubblica in contesti di dissenso civile. Il provvedimento è arrivato in un momento di forte tensione sul futuro dell’eolico in Sardegna, dove cresce la mobilitazione contro i progetti di grandi gruppi industriali.
La protesta degli attivisti si inserisce in un quadro più ampio, segnato dal ricorso del Governo nazionale contro la legge regionale che ha dichiarato il 98 per cento del territorio sardo non idoneo alla costruzione di nuovi impianti eolici. Il provvedimento, voluto dalla Regione per regolamentare lo sviluppo delle energie rinnovabili e contrastare la speculazione, è ora al vaglio della giustizia amministrativa.
Si attende il pronunciamento del tribunale, che potrebbe confermare o annullare la norma. Un verdetto che influenzerà non solo il futuro dell’eolico nell’isola, ma anche i rapporti tra Regione e Governo centrale sulla gestione della transizione energetica.
La questione eolica resta altamente divisiva. Da un lato, la necessità di investire nelle rinnovabili per rispettare gli obiettivi climatici nazionali ed europei; dall’altro, il timore che le installazioni industriali siano guidate più da logiche economiche che da un reale beneficio per il territorio.
I manifestanti denunciano la mancanza di un coinvolgimento reale delle comunità locali, mentre la Regione Sardegna ha scelto di regolamentare il settore con vincoli stringenti. Il Governo, invece, considera la legge regionale un ostacolo agli investimenti e punta a farla annullare.
Nel frattempo, l’uso del DASPO contro gli attivisti apre un ulteriore fronte: il diritto alla protesta è compatibile con le misure restrittive adottate per l’ordine pubblico?
In attesa del verdetto sul ricorso contro la legge regionale, la tensione sul tema dell’eolico in Sardegna resta alta. Se la norma dovesse essere annullata, potrebbero aprirsi nuovi scenari per le installazioni di impianti.
Resta da capire se le istituzioni sceglieranno il confronto con il territorio o se prevarrà una linea più rigida. Quel che è certo è che la battaglia sull’energia nell’isola non si fermerà presto.
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