
Le muraglie megalitiche sono uno dei patrimoni più affascinanti e misteriosi della Sardegna, testimoni di un passato ricco di innovazioni e di capacità costruttive straordinarie. A metà del III millennio a.C., si assiste a un fenomeno nuovo che si mescola con le culture già presenti sull’isola, dando origine a un panorama archeologico di grande rilevanza.
Le genti di Monte Claro, già da alcuni secoli, avevano raggiunto un livello di ricchezza diffusa grazie alla specializzazione metallurgica. Questa fase di prosperità fu favorita dall’invenzione di tecniche avanzate di separazione dell’argento dal piombo, resa possibile anche dai ricchi giacimenti di galena argentifera sardi. Tale benessere attirò l’attenzione di leader provenienti da diverse aree del Mediterraneo, che rimasero affascinati dalle capacità costruttive e organizzative delle comunità sarde.
Tra le testimonianze più emblematiche di questa maestria costruttiva ci sono i corridoi di derivazione dolmenica, che attraversano le cortine murarie di siti come Monte Baranta e Cabu Abbas. Questi corridoi sono esempi eccezionali della capacità di manipolare grandi pietre, sovrapponendole con maestria e creando strutture di grande impatto estetico e funzionale. La tecnica dolmenica si evolve e si integra con le nuove esigenze delle comunità.
Tra i nuovi arrivati, spicca la cultura delle genti del Vaso Campaniforme, che dopo aver attraversato l’intera Europa Settentrionale, dagli Urali alla penisola iberica, si avventurarono per mare, toccando le coste liguri, corse e sarde, arrivando infine fino alla Sicilia. Questi popoli non superarono mai gli Appennini, rimanendo confinati nelle zone costiere e nelle isole. La fusione tra le genti di Monte Claro e quelle del Vaso Campaniforme diede origine al substrato culturale che avrebbe poi portato alla civiltà nuragica.
Le prime strutture nuragiche nacquero assecondando il paesaggio naturale, sfruttando le rocce presenti su cime e speroni rocciosi, così da risparmiare tempo e risorse. Queste costruzioni arcaiche, attraversate da corridoi di gusto dolmenico, presentano anche capanne al piano superiore, raggiungibili tramite scale che perforano le murature. È in questo periodo che nasce l’idea di torri in pietra, che nei secoli si svilupparono in migliaia di edifici chiamati nuraghi. Queste strutture furono costruite in punti strategici: a coronamento di vallate, lungo le vie di accesso alle vallate adiacenti, sulle sponde dei fiumi per controllare i guadi, e in generale a presidio del territorio, a testimonianza del possesso e del controllo delle risorse.
Nel tempo, queste strutture furono modificate, arricchite di elementi funzionali, ristrutturate, sollevate e rifasciate. Alcuni nuraghi cambiarono anche destinazione d’uso, adattandosi alle nuove esigenze delle comunità.
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