
A novembre 2024, la Sardegna sembrava pronta a guidare il cambiamento. La maggioranza regionale – M5S e PD – aveva presentato con grande entusiasmo la legge “Liberi Subito”, la stessa approvata pochi giorni fa in Toscana. Il messaggio era chiaro: la Sardegna sarebbe stata la prima regione italiana a garantire ai malati un percorso certo per il suicidio medicalmente assistito. Tre mesi dopo, la legge non è mai nemmeno arrivata in discussione
Il testo è stato assegnato alla commissione sanità il 15 novembre 2024. Da allora, silenzio. Nessuna audizione, nessun dibattito, nessuna data fissata per la discussione. Ufficialmente, la legge non è stata accantonata. Nessuno ha detto di volerla fermare. Eppure, nei fatti, è congelata. Le priorità della Regione sono state altre: energia rinnovabile, sanità, finanziaria, la questione della possibile decadenza della presidente Alessandra Todde. Temi importanti, certo. Ma il fine vita? Rimandato, senza una vera motivazione.
Mentre il consiglio regionale sardo rimanda, la Toscana ha fatto esattamente ciò che la Sardegna aveva promesso di fare. Ha discusso la legge, l’ha emendata e l’ha approvata. Ora ha una norma chiara: 20 giorni per verificare i requisiti del malato, 10 giorni per definire le modalità, 7 giorni per il supporto sanitario.
In Sardegna, la stessa legge giace in commissione senza alcun segnale di progresso.
L’Associazione Luca Coscioni ha lanciato l’allarme: la legge doveva essere votata nei primi mesi del 2025, ma ad oggi non c’è nemmeno un calendario per la discussione. Con il passare del tempo, cresce il rischio che il provvedimento si perda nei meccanismi della burocrazia e della politica.
È un copione già visto: quando si tratta di temi come il fine vita, l’inerzia è una strategia. Nessuno dice “No”, ma nessuno si assume la responsabilità di dire “Sì”. Il risultato? Tutto resta fermo.
Nel frattempo, chi avrebbe bisogno di questa legge continua ad aspettare. Ma per molti, il tempo non è un lusso.
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