
Davanti al Tribunale di Cagliari, ieri mattina, le toghe non parlavano soltanto in nome dei propri assistiti. Protestavano per l’intera cittadinanza. Con un’adesione pressoché totale all’astensione dalle udienze, gli avvocati penalisti sardi hanno lanciato un segnale chiaro: il cosiddetto “pacchetto sicurezza” contenuto nel Decreto-Legge 11 aprile 2025 n. 48 non è una misura di tutela, ma una minaccia al diritto e alla giustizia.
Il sit-in simbolico organizzato sulle scalinate del Palazzo di Giustizia e il successivo incontro-dibattito pubblico, con la partecipazione di esponenti delle associazioni per i diritti dei detenuti e del Garante metropolitano delle persone private della libertà, hanno confermato la gravità delle preoccupazioni: si denuncia una strategia politica fondata sulla repressione e sul carcere, a discapito dei principi costituzionali.
Franco Villa, presidente della Camera Penale di Cagliari, ha usato parole durissime per descrivere il provvedimento:
“Il pacchetto sicurezza rappresenta un abuso grave. È privo dei requisiti costituzionali di necessità e urgenza. Introduce reati inutili, aumenta pene in modo sproporzionato e prevede aggravanti irrazionali. Così si minano i diritti e le garanzie dei cittadini.”
La denuncia riguarda un’impostazione punitiva: 48 nuovi reati introdotti nel solo 2025, pene più dure, minori possibilità di accesso a misure alternative e un carcere sempre più al centro del sistema. Un “carcerocentrismo” che, come ha ribadito Villa, ignora deliberatamente la realtà drammatica delle prigioni italiane, dove la rieducazione è diventata una chimera e il sovraffollamento una condizione cronica.
Nel carcere di Uta, ad esempio, 702 persone vivono in spazi pensati per 561. La protesta non è un atto simbolico: è la risposta urgente a una situazione che, giorno dopo giorno, erode lo Stato di diritto.
Il 7 maggio è prevista una manifestazione nazionale dell’Unione delle Camere Penali Italiane in Piazza Santi Apostoli, a Roma. L’iniziativa rappresenta il culmine delle tre giornate di astensione dalle udienze promosse in risposta al Decreto-Legge 11 aprile 2025, n. 48.
Secondo i promotori, l’obiettivo è richiamare l’attenzione pubblica e istituzionale sugli effetti del provvedimento, in particolare sull’ampliamento del catalogo dei reati, l’inasprimento delle pene e le limitazioni all’accesso ai benefici penitenziari. Al centro della mobilitazione, la questione del rispetto dei principi costituzionali e della funzione rieducativa della pena, prevista dall’articolo 27 della Costituzione.
La manifestazione coinvolgerà avvocati penalisti da diverse città italiane, in quello che le organizzazioni promotrici definiscono un momento di riflessione sulle attuali politiche penali e penitenziarie.
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