
Tanti trionfi in pochissimi anni. Il ventiquattrenne oristanese, Lorenzo Patta, racconta il percorso che lo ha portato a essere uno dei migliori velocisti del mondo, dalle prime gare nei Giochi sportivi studenteschi sino alla vittoria dell’oro olimpico della 4 x 100 a Tokyo con Fausto Desalu, Marcel Jacobs e Filippo Tortu.
Nel 2016-2017 decidi di iniziare atletica in concomitanza con il calcio, tuo sport sin da bambino. Cosa ti ha spinto a prendere questa scelta?
La mia prima gara è stata nella manifestazione “Giochi sportivi studenteschi” organizzata dal Coni. Il mio attuale allenatore, dopo avermi visto correre, mi ha chiesto di andare ad allenarmi per la società Atletica Oristano. Dopo avergli dato la mia conferma, non ero però tanto convinto, il mio amore per il calcio era molto forte.
Il calcio è stato lo sport che mi ha accompagnato per tutta la prima gioventù, non è stato facile smettere, ma sinceramente non sento di avere rimpianti per la decisione che ho preso. Nel maggio 2017, finisco la mia ultima stagione agonistica da calciatore e, nel settembre dello stesso anno, mi dedico totalmente all’atletica.
Nel luglio del 2021 arriva il riconoscimento più importante: l’oro olimpico di Tokyo nella staffetta 4×100 metri. Che percorso hai affrontato per arrivare a questo risultato?
Ho iniziato la stagione con il mio record personale nei 100 metri, con il tempo di 10’’13. Sono stato convocato per la prima volta in Nazionale maggiore per gli Europei in Polonia, in cui però sono stato bloccato da un lieve infortunio, che mi ha messo un po’ di pressione in vista delle olimpiadi estive.
L’oro olimpico non me lo sarei mai aspettato, è stato il coronamento di un grande inizio stagione e di tanti duri allenamenti e sacrifici. E’ sicuramente la miglior gara di squadra che abbia mai fatto.
Nel 2019 partecipi ai campionati mondiali under 20 in Finlandia, raggiungendo un ottimo risultato nei 200 metri. Nella staffetta 4×100 invece qualcosa non è andato secondo i piani. Cos’è andato storto?
In quella staffetta sarei partito in ultima frazione. C’è stato un cambio di testimone sbagliato ed è quindi sfumata la possibilità di fare risultato. Ero un po’ triste, in particolar modo perchè è stata la mia prima staffetta in Nazionale.
La soddisfazione personale è arrivata poco prima, quando ho corso fino alla semifinale dei 200 metri singoli della stessa competizione. Sarebbe stato sicuramente più bello se avessimo concluso con un podio in staffetta, ma, come si sa, lo sport è così: si vince e si perde.
Il tuo primo record nazionale arriva già nel 2017 con il tempo di 21’’45 nei 200 metri dei campionati italiani allievi. Ti aspettavi di diventare così forte in così poco tempo?
Sinceramente no, inizio a prendere consapevolezza dei miei mezzi dopo le prime gare. Dopo essermi confrontato con altri sportivi dell’atletica leggera e aver vinto le mie prime gare, ho capito che poteva seriamente diventare la mia professione.
Quando giocavo a calcio, mi accorgevo di essere più veloce degli altri, ma non ci vedevo nulla di speciale.
Qual è la gara individuale che reputi sia stata fondamentale nel tuo percorso di crescita?
I 100 e 200 metri dei campionati italiani nella categoria allievi. Ho vinto l’oro in entrambe le gare. In quella categoria, ho sempre avuto una grande rivalità con Lorenzo Paissan, mio coetaneo di Trento, con cui non avevo mai vinto prima di allora.
E’ sempre stato “l’uomo da battere”. Quando sono arrivati questi due trionfi, è stata un’enorme soddisfazione personale.
Che obiettivi hai per il futuro?
Punto ogni anno a migliorare i miei record. Mi piacerebbe vincere di più a livello individuale. Il mio sogno è una medaglia olimpica, penso sia la massima ambizione a cui un’atleta ambisce in questo sport. Lavorerò assieme al mio staff per rendere questo sogno realtà, con i giusti tempi e il giusto lavoro.
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