
Tutto è cominciato nel 2014, dentro una corsia d’ospedale. Giulia aveva sei anni, frequentava la prima elementare, quando a gennaio sono arrivati i primi segnali: vomito, mal di testa, stanchezza. Un mese dopo, la diagnosi:
medulloblastoma, tumore maligno al cervelletto. Il 14 febbraio l’intervento, a Cagliari. Poi anni di cure, due nel reparto di oncoematologia pediatrica del Microcitemico, e infine la speranza estrema: il Bambin Gesù di Roma.
«Ci avevano dato una possibilità su cinque – racconta Eleonora Galia, madre di Giulia e fondatrice dell’associazione – e noi quella possibilità l’abbiamo inseguita fino in fondo». Giulia è morta a maggio del 2018. Aveva 10 anni.
Prima di andarsene, lascia un desiderio preciso. «Ci ha chiesto di donare tutte le sue cose ai bambini meno fortunati. Non diceva “poveri”, diceva proprio “meno fortunati”. Per lei erano quelli che stavano male, che soffrivano, che avevano bisogno di sentirsi amati».
Da quel testimone nasce Il sogno di Giulia. Una realtà che prende vita in una ex portineria in via Giardini, a Cagliari, e che in sette anni ha raggiunto famiglie in ogni angolo dell’isola.
«All’inizio non sapevamo neppure bene cosa stavamo costruendo. Lo facevamo per amore. Poi è diventato qualcosa di più grande di noi».
Ogni venerdì pomeriggio, in via Baronia 13, si aprono le porte per accogliere chi ha bisogno.
«Ai bambini cerchiamo di dare ciò che serve, nel momento in cui serve: materiale scolastico a settembre, giochi a dicembre, costumi a Carnevale. E quando serve, anche un buono spesa. Non risolviamo tutto, ma alleggeriamo un peso».
Proprio in questi giorni è stato inaugurato un nuovo intervento all’ospedale oncologico di Cagliari, in collaborazione con l’artista Manu Invisible. L’ingresso della dermatologia pediatrica è stato trasformato in uno spazio colorato e narrativo, pensato per accompagnare i piccoli pazienti e le loro famiglie.
«Abbiamo installato una libreria, portato libri, tavolini, sedie – racconta Eleonora – e poi ci sono tre opere speciali: Beatrice, Costanza e Gioia. Quest’ultima è il centro di un’attività che amiamo molto: i bambini colorano e poi attaccano i loro disegni intorno al quadro.
È il loro modo di lasciare un segno, prima di entrare». Un progetto analogo è stato realizzato anche a Nuoro, con i pesci fluttuanti “Armonia” e “Amata”.
Nel corso degli anni, l’associazione ha arredato reparti pediatrici, donato poltrone per le terapie,
monitor per elettrocardiogramma, librerie, quadri interattivi. «Cerchiamo di rendere più umani i luoghi dove si aspetta una visita o una terapia.
Anche il colore, anche un disegno appeso può fare la differenza».
Nel 2023 è arrivata una delle donazioni più importanti: un’ambulanza pediatrica per l’ospedale Brotzu. «L’abbiamo fatta realizzare tutta colorata, dentro e fuori. È a misura di bambino, dai vetri decorati agli strumenti clinici.
Quando la vedi, capisci subito che è pensata per loro. Ed è sempre in servizio, perché ce n’era bisogno».
Accanto ai progetti concreti, si è sviluppata una rete di sostegno.
«Ci arrivano pacchi da tutta Italia. Da Genova, da Firenze, da Bolzano è arrivato addirittura un tir pieno di pallet.
La gente ci manda abiti, giochi, materiali per la scuola. C’è chi dona dieci euro, chi ci invia una scatola
con dentro un seggiolino usato. Tutto serve, tutto viene accolto. È un’Italia silenziosa, generosa, che non si vede ma c’è».
Tra i progetti attivi c’è Fill’e Anima, che aiuta i bambini nelle piccole necessità quotidiane – occhiali, biancheria, libri, corsi estivi – e Un gancio in mezzo al cielo, che sostiene le famiglie costrette a curarsi fuori dall’isola. «Anche ieri abbiamo fatto un bonifico. Non importa quanto: può essere una piccola cifra o qualcosa in più. Quello che conta è esserci».
Ora l’obiettivo è acquistare un appartamento a Cagliari. «Dopo la chiusura dell’oncoematologia pediatrica a Sassari, tante famiglie del nord Sardegna devono trasferirsi per curare i propri figli. Vorremmo offrire loro un posto dove dormire, dove sentirsi accolti, senza dover affrontare altre spese in un momento già difficile».
Dal 2 gennaio sono stati raccolti 26.000 euro. Tutto attraverso donazioni spontanee.
In sette anni l’associazione non ha mai ricevuto alcun sostegno, né riconoscimenti da parte delle istituzioni sarde. «Eppure non siamo invisibili – osserva Eleonora – ci conoscono. Ma abbiamo imparato ad andare avanti da soli. Ci basta sapere che la gente ci crede, che continua a sostenerci».
Nel 2024, però, è arrivato un riconoscimento importante.
«Il Presidente della Repubblica mi ha nominata Ufficiale della Repubblica. È stato un momento forte. Per me, è come se quel gesto l’avesse fatto Giulia».
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