
Gian Paolo Scano aveva in mente “Joshua e il serpente” da più di cinquant’anni. Intorno al 1967 ha avuto l’idea fondante del romanzo che adesso, mezzo secolo dopo, ha finalmente visto la luce. L’autore racconta la nascita del suo nuovo libro, che si avventura tra le radici profonde della tradizione sarda e i suoi misteri: la prossima settimana, il 17 gennaio, Scano presenterà “Joshua e il serpente” alla Mediateca del Mediterraneo (Mem) di Cagliari.
La presentazione del libro si terrà venerdì 17 gennaio alle 16,30, alla Mem – Mediateca del Mediterraneo, in via Mameli 164, a Cagliari. Fabio Manca, nella sua veste di moderatore, guiderà la discussione con l’autore e gli altri ospiti, tra cui Luciano Marrocu, storico e scrittore, e Giacomo Mameli, giornalista e scrittore, che offriranno il loro punto di vista sull’opera e sulle tematiche trattate.
“Joshua e il serpente” è un’opera che si sviluppa a partire dal piccolo paese di Mara, situato nel cuore della Sardegna, e racconta la crescita di un ragazzo che, immerso nella cultura locale, si trova coinvolto in una storia che mescola elementi tradizionali e misteriosi.
Scano racconta così i temi del suo romanzo: “Viene narrata la vita di un paesino agricolo della Sardegna del Campidano negli anni Cinquanta: le storie della strada, le storie delle nonne. I racconti, che erano minimali perché non succedeva mai niente, riguardavano la guerra appena finita, le malattie, le morti. Tra le storie del paese una riguardava un posto di cui nessuno sapeva dire niente esattamente e si chiamava Mara Vecchia. Secondo la leggenda, gli abitanti avrebbero abbandonato questo posto per cercarne uno nuovo dove stabilirsi. Con la scusa di trovare questo luogo, il protagonista incontra uno strano personaggio, Joshua. È un orientale capitato lì per caso, un giramondo, che porta con sé solo il suo bastone da pastore, una ciotola per bere e uno strano contenitore con dei manoscritti. La seconda parte del romanzo si concentra proprio sulla storia della traduzione di questi manoscritti.
Le piccole storie di vita del protagonista e del paesino si incontrano, all’interno del romanzo, con le grandi storie, quelle che ci arrivano dal lontano passato. Il fulcro sono, quindi, le storie, che noi non ci limitiamo a raccontare, sono le storie che raccontano noi; è un’evocazione quasi poetica del passato”.
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