
Le navicelle sono un prodotto caratteristico della civiltà nuragica e costituiscono uno straordinario documento testimone di un vasto mondo di conoscenze: carpenteria navale, rotte, commerci, organizzazione sociale ed economica che va al di là della loro valenza quale segno di prestigio e potere. Questi reperti, insieme agli oltre 150 portati alla luce in Sardegna, si ritrovano nei corredi funebri dell’Etruria, nella Campania villanoviana e in Calabria.
Ognuna di queste piccole imbarcazioni in bronzo, realizzate con il metodo di fusione a cera persa, è un’opera di raffinato artigianato artistico e un oggetto prezioso e sacro, e racconta con i suoi elementi simbolici costitutivi, un forte legame fra sacro e profano: Scafi, alberi per le vele, protomi di animali, battagliole, animali, simboli astrali e vari oggetti.
Quelle trovate in ambito etrusco sono probabilmente doni tra capi o tra personaggi delle élite, e costituiscono un vero e proprio manuale per capire le dinamiche degli scambi commerciali e dei rapporti personali dell’epoca. Sono, inoltre, testimoni dei rituali e dei cerimoniali comuni al mondo delle aristocrazie sarde ed etrusche, come ad esempio le fiaschette che raccontano il costume di assumere bevande alcoliche durante i funerali, quando si andava o si ritornava dalla guerra, quando si stringevano alleanze, quando ci si avvicinava alle divinità.
Si tratta di oggetti caricati di valore simbolico e sacrale: in Sardegna si trovano soprattutto in contesti santuariali come pozzi sacri e templi, mentre in Etruria, provengono da corredi tombali.
Sulla base dei dati archeologici e metallurgici e dello studio delle costruzioni navali antiche, la produzione delle barchette nuragiche si colloca all’apogeo della Civiltà Nuragica, nella piena padronanza delle risorse interne ed esterne che hanno determinato la presenza qualificata della Sardegna sulle rotte commerciali del Mediterraneo.
Così come i modelli miniaturizzati di nuraghe, realizzati in pietra e in bronzo, rappresentano sia il monumento che la comunità che lo aveva prodotto, anche i modellini di nave simboleggiano sia la nave che il gruppo sociale che nei commerci, nella marineria e nella pirateria, traeva il sostentamento.
Una lettura in chiave simbolica degli elementi costitutivi delle imbarcazioni evoca il desiderio del ritorno in patria e il senso di identità, esattamente come quello raccontato da Omero nelle vicende dell’Odissea. Il giogo di buoi, ad esempio, orientato spesso verso la poppa; la protome a prua, scolpita con eleganti corna bovine o di cervo; piccoli nuraghi poggiati sulla punta degli alberi per le vele; gli animali terrestri, come le volpi oi cani sulla barchetta da Meana, talvolta composti in scenette di caccia, come i due cani con il cinghiale sulla navicella dalla Tomba del Duce di Vetulonia.
Realizzate nella prima età del Ferro, con inizio intorno al X secolo a.C., questi splendidi manufatti costituiscono un prezioso documento della signoria nuragica e non stupisce che in questi oggetti permanesse una forte valenza simbolica anche in epoca avanzata ed in ambito tirrenico, cosa che spiega la lunga tesaurizzazione di queste opere d’arte anche presso i discendenti (a Vetulonia, che del mondo nuragico ha raccolto le più vive ed importanti tradizioni, finivano come arredo di tombe principesche oppure divenivano offerta sacra in santuari portuali come Gravisca, Capo Colonna, Porto di Ostia).
Se i primi imperatori romani fecero risalire ad Enea e a Venere la propria stirpe, i principi etruschi non esitarono a richiamare fra i propri avi i mitici guerrieri, navigatori e pirati del Popolo delle Torri.
www.sardegnanotizie24.it
è un marchio della testata giornalistica Sardegna Eventi24
registrato presso il Tribunale di Sassari n° 1/2018
Editore: Rosso Digitale
Direttore responsabile: Gabriele Serra
Coordinatore della redazione: Claudio Chisu
Hosting Keliweb s.r.l – Via Bartolomeo Diaz, 35, 87036 Rende (CS)