L’Einstein Telescope e le teorie del complotto: decostruzione di un allarme inesistente

Complottismo digitale

Nel grande frastuono del web, tra un meme e un hashtag, si fa strada una nuova paura. Questa volta il bersaglio è l’Einstein Telescope, un osservatorio sotterraneo per le onde gravitazionali che potrebbe essere costruito in Sardegna. Un progetto di ricerca avanzata, sostenuto dalla comunità scientifica internazionale, che viene però raccontato nei circuiti dell’indignazione digitale come una minaccia.

Si parla di un’isola trasformata in un laboratorio sperimentale senza il consenso dei suoi abitanti. Di intere comunità costrette a fuggire. Di un’occupazione silenziosa che cancellerà economia, cultura e tradizioni locali. Accuse forti, inquietanti, che hanno però un problema di fondo: non sono supportate da alcun dato reale.

Le accuse senza prove

Nei post virali che circolano online, il copione è sempre lo stesso: un’opera imposta dall’alto, vincoli insostenibili, un esodo di massa. Ma scavando appena sotto la superficie, si scopre che questi scenari catastrofici non trovano alcuna conferma nei documenti ufficiali.

L’Einstein Telescope sarà un osservatorio sotterraneo, progettato per minimizzare l’impatto sul territorio. Le uniche limitazioni riguarderanno attività industriali che producono vibrazioni costanti, come le cave o il traffico pesante nelle immediate vicinanze. Non ci sono divieti per l’agricoltura, l’artigianato o le feste tradizionali. L’Advanced Virgo di Cascina (Pisa), un osservatorio simile già in funzione, convive da anni con un territorio abitato senza alcuna restrizione significativa.

E poi c’è il numero che fa più paura: centomila persone costrette a lasciare le proprie case. Un dato che non esiste in alcun piano progettuale, ma che viene ripetuto come un mantra per alimentare il panico. L’osservatorio non prevede espropri su larga scala, né spostamenti forzati della popolazione. Si tratta di un’infrastruttura sotterranea, non di una diga che sommergerà interi villaggi.

Dati contro narrazione

Il progetto prevede un investimento di circa 2 miliardi di euro, fondi europei e nazionali destinati alla costruzione e alla ricerca. Si parla di 2.500 posti di lavoro solo nella fase iniziale, con un impatto economico destinato a durare nel tempo. Il CERN di Ginevra, il più famoso centro di ricerca al mondo, ha trasformato la città svizzera in un polo scientifico ed economico di primaria importanza. Perché Lula non potrebbe beneficiare dello stesso effetto?

Gli osservatori sotterranei come quello proposto non sono un’eccezione. Strutture simili esistono già in tutto il mondo: il Kamioka Observatory in Giappone, l’Underground Science Lab negli USA, il Gran Sasso National Laboratory in Italia. Nessuno di questi ha reso invivibili le zone circostanti. Anzi, hanno portato infrastrutture, ricerca e sviluppo economico.

La scienza come nemico

Dietro l’allarmismo si nasconde una dinamica ormai ricorrente: la diffidenza verso il progresso scientifico. La stessa che abbiamo visto con il 5G, con le energie rinnovabili, con ogni nuova tecnologia che esce dai laboratori per entrare nella società. Nell’epoca della disinformazione, la scienza non è più vista come un’opportunità, ma come una minaccia.

L’Einstein Telescope è un’occasione per mettere la Sardegna al centro della ricerca internazionale. Ma nel teatro del web, dove la paura genera più interazioni della conoscenza, il racconto è un altro. E così un osservatorio diventa un’occupazione militare, un progetto scientifico si trasforma in una cospirazione, e una possibilità di sviluppo viene dipinta come una catastrofe. La realtà, però, non cambia in base ai retweet.

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