Redditi medi, sempre più ricchi a Cagliari. Sempre più distanti gli altri Comuni

Dichiarazione dei Redditi

Cagliari si conferma il Comune con il reddito medio più alto della Sardegna. Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni fiscali del 2024, riferite all’anno d’imposta 2023, nel capoluogo sardo la media dichiarata è stata di 28.227 euro, con un incremento netto rispetto ai 25.315 euro registrati l’anno precedente. Si tratta di un segnale positivo, ma che non basta a colmare la distanza rispetto ai centri più ricchi del Paese. A livello nazionale, la vetta è ancora saldamente occupata da Portofino, in Liguria, dove il reddito medio supera i 94.500 euro, seguito da Lajatico, in provincia di Pisa, con quasi 62.000 euro, e Basiglio, nel Milanese, con oltre 50.000.

Tra i centri urbani, redditi più alti

In Sardegna, la crescita dei redditi si concentra nelle aree urbane e nei comuni più prossimi ai grandi centri. La Cagliari metropolitana mostra segni di tenuta, con i contribuenti di Selargius, Capoterra e Quartu Sant’Elena che dichiarano mediamente cifre superiori ai 22.000 euro. Anche Sassari, seconda città dell’isola, si mantiene su livelli simili, con una media di oltre 23.600 euro, in linea con realtà come Oristano e Nuoro, che si attestano rispettivamente attorno ai 23.400 e ai 23.000 euro. Più distanti, ma ancora sopra i 20.000, sono altri centri costieri come Alghero, Olbia e La Maddalena, che beneficiano in parte del turismo stagionale.

Al contrario, le aree interne e montane continuano a evidenziare una condizione di fragilità economica. Nei piccoli comuni dell’entroterra, dove spesso la popolazione è anziana e le opportunità di lavoro sono ridotte al minimo, il reddito medio dichiarato scende sotto la soglia dei 13.000 euro. È il caso di Soddì, Onanì, Semestene e altri borghi con poche centinaia di abitanti, dove la tenuta economica è messa a dura prova da decenni di spopolamento e dalla quasi totale assenza di servizi pubblici e investimenti strutturali.

Una Sardegna a più velocità

I dati del MEF delineano con chiarezza una Sardegna divisa in almeno tre velocità. Da un lato, le città principali, che sembrano vivere una timida ripresa, probabilmente trainata da servizi pubblici, turismo e una ripresa parziale del mercato del lavoro post-pandemia. Dall’altro, i comuni medi, spesso collocati in zone periferiche ma non del tutto isolate, che si muovono in una fascia economica stabile ma priva di reali prospettive di crescita. Infine, le aree più marginali, spesso montane o distanti dai principali assi infrastrutturali, che vivono una condizione di difficoltà ormai strutturale. In questi luoghi, il problema non è soltanto il reddito basso, ma la mancanza di opportunità, di mobilità sociale, di futuro.

Il nodo delle disuguaglianze territoriali

Le differenze economiche tra i comuni della Sardegna non sono solo una questione statistica. I redditi medi raccontano molto più di quanto sembri: fotografano la distanza tra chi ha accesso a istruzione, sanità, lavoro, servizi e chi invece è costretto a convivere con l’assenza sistemica di tutto questo. La Sardegna resta un caso emblematico all’interno del quadro nazionale. Pur registrando miglioramenti in alcune aree, l’isola continua a presentare un divario significativo rispetto alle regioni più sviluppate, evidenziando una questione meridionale che, lontano dai riflettori politici, è ancora tutta da risolvere.

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