
In Italia un minore su cinque convive con un disturbo neuropsichiatrico. In Sardegna, liste d’attesa infinite e carenza di specialisti rallentano la diagnosi precoce.
Nel nostro Paese quasi due milioni di bambini e adolescenti convivono con un disturbo neuropsichiatrico. A segnalarlo è la SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. Se i numeri nazionali preoccupano, in Sardegna emergono criticità ulteriori: diagnosi tardive, mancanza di dati e continuità assistenziale fragile. “Non si può più pensare che la salute mentale inizi a 14 anni. I segnali emergono molto prima, e intervenire precocemente può fare la differenza”, avverte la presidente SINPIA Elisa Fazzi.
In Sardegna i dati sono frammentari. Secondo fonti cliniche del nord dell’isola, circa un bambino su 54 presenta disturbi dello spettro autistico, una frequenza superiore alla media nazionale (1 su 77, secondo l’Istituto Superiore di Sanità). Le stime regionali parlano di oltre 9.800 persone con autismo, includendo anche gli adulti. Per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), una mozione del Consiglio regionale indica un’incidenza del 3,6% tra gli studenti, circa 7.000 alunni certificati. Ma i numeri reali potrebbero essere più alti, a causa della sottodiagnosi.
Il nodo più evidente resta l’accesso ai servizi. In molte aree le famiglie attendono oltre un anno per una prima visita neuropsichiatrica. A Oristano i tempi possono superare i 18 mesi, mentre a Sassari alcuni appuntamenti non vengono fissati. Un ritardo che, spiegano gli esperti, può compromettere funzioni cognitive e sociali per tutta la vita.
Un’altra criticità riguarda il passaggio dall’età evolutiva all’età adulta. Molti ragazzi, una volta usciti dai servizi di neuropsichiatria infantile, non trovano un corrispettivo strutturato. “I bisogni non spariscono con la maggiore età. Serve un sistema che accompagni lungo tutto il ciclo di vita”, avverte il neuropsichiatra Renato Borgatti.
L’Italia dispone di un modello integrato ospedale-territorio-famiglia, ma le crepe sono evidenti: mancanza di personale, turnover lento, poche risorse nelle aree periferiche e insulari. Solo di recente, ad esempio, la ASL 5 di Oristano ha rafforzato l’organico con due neuropsichiatri infantili, una terapista e un’educatrice. Troppo poco per una domanda crescente.
Secondo l’OMS, tra il 10 e il 20% dei bambini e adolescenti nel mondo soffre di un disturbo mentale, e metà delle patologie inizia prima dei 14 anni. Intervenire tardi significa non solo più sofferenza, ma anche alti costi sociali: dispersione scolastica, disoccupazione, marginalità. In Sardegna pesa anche l’assenza di studi epidemiologici regionali solidi. Senza dati aggiornati, è difficile pianificare politiche e allocare risorse in modo equo. “Investire oggi nella salute mentale dei bambini significa costruire una società più sana e più giusta”, conclude la SINPIA.
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