
Il Festival di Sanremo è l’evento musicale più atteso dell’anno in Italia, un mix tra spettacolo, competizione e strategie di mercato. Silvia Eremita, 40 anni, olbiese, speaker di Radio Sintony, ha vissuto l’ultima edizione direttamente dalla sala stampa, raccontando dinamiche, retroscena e l’atmosfera unica del Festival.
Come si vive una giornata tipo a Sanremo per chi lavora in radio?
La giornata inizia presto. Io mi svegliavo alle 7,20 per prepararmi alla diretta radio dalle 8 alle 10. Intanto arrivavano le mail dell’ufficio stampa di Sanremo, con aggiornamenti e dati sugli artisti e sugli eventi della giornata. Dopo la diretta, ci si spostava al Palafiori, sede di Casa Sanremo, dove iniziano le conferenze stampa e gli incontri con i cantanti. Prima delle 11 non si muove niente, poi iniziano le interviste, gli incontri con la stampa e tutto il resto.
Com’è organizzata la stampa all’interno del Festival?
A Sanremo esistono due sale stampa:
– La Sala Stampa Roof, dentro il Teatro Ariston, riservata alla carta stampata e ai grandi gruppi editoriali.
– La Sala Stampa Lucio Dalla, al Palafiori, dedicata a radio, testate online e televisioni più piccole.
Tu ritieni che Sanremo sia un’esperienza unica?
Sì, assolutamente. Soprattutto se fai parte del mondo della comunicazione. Una cosa fondamentale è il pass stampa. Ti permette di muoverti liberamente, accedere a zone che il pubblico normale non può raggiungere e vivere l’evento in modo diverso. Poi, la vera magia di Sanremo sta nel fatto che in una sola serata puoi ascoltare 30 nuove canzoni, proprio come farebbe un discografico quando deve scegliere quali artisti lanciare. Tutti a casa si sentono giudici, fanno classifiche, discutono sulle esibizioni. È questo che rende Sanremo speciale.
Come è cambiato il Festival negli anni?
Un tempo si sceglieva prima la canzone e poi l’artista, oggi si parte dalla casa discografica e dal management. È un evento che rispecchia molto il mercato musicale. Anche la conduzione ha avuto le sue trasformazioni:
– Amadeus e Fiorello? Troppo show, troppo caos.
– Carlo Conti? Ha riportato il Festival indietro di vent’anni.
– Il futuro? Si parla di Stefano De Martino per il 2027.
Ormai il Festival è un prodotto televisivo più che musicale, ma resta comunque l’evento più importante della musica italiana.
C’è un aneddoto che puoi raccontare?
Una sera ho provato a entrare a una festa organizzata da una casa discografica. Ci avevano detto che era riservata solo agli artisti e al loro entourage, ma dentro c’era di tutto, compreso Gigi Pescheria, un tiktoker famoso per urlare ‘Buongiorno pescheria’. E allora mi sono chiesta: cosa c’entra con la musica?
Ho fatto un video su TikTok raccontando la cosa e si è scatenata una discussione. Alcuni mi hanno dato ragione, altri mi hanno detto: ‘Lui ha due milioni di follower, tu no, quindi tu non entri’.
Il problema non è lui, ma il fatto che ormai Sanremo sembra dare più spazio agli influencer che ai giornalisti e agli addetti ai lavori. Una volta il Festival era il luogo dove i grandi giornalisti parlavano con i cantanti e raccontavano la musica, oggi la priorità sembra essere data ai contenuti virali più che all’informazione.
Qual è stato l’elemento più deludente del Festival?
Senza dubbio, il comportamento di alcuni giornalisti. C’era una competizione esagerata, a tratti imbarazzante. Per esempio, alcuni cantanti inviano omaggi alla sala stampa, come fece Achille Lauro mandando rose per San Valentino. Ebbene, per prendere quei fiori sembrava di assistere alla distribuzione di aiuti umanitari. Un altro episodio incredibile: a un certo punto hanno distribuito delle magliette di Topo Gigio e un giornalista me l’ha letteralmente strappata di mano, dicendomi ‘Dai, stai buona e non ti lamentare’. Anche la gestione delle domande in conferenza stampa era caotica: all’inizio c’era una fila ordinata, poi diventava una lotta per prendere il microfono, con gente che cercava di superare gli altri come nelle file alle Poste.
Nonostante tutto, torneresti a Sanremo?
Assolutamente sì. Sanremo è una tradizione, un affetto, un evento che seguirò sempre. È l’unica settimana dell’anno in cui la musica è protagonista, anche se con tanti compromessi. Alla fine, il segreto del Festival è proprio questo: tutti si sentono giudici, tutti commentano, tutti vogliono far parte del gioco. Ed è questo che lo rende unico.
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