
Il congresso regionale del Partito socialista italiano in Sardegna si apre sotto il segno della frattura interna. Da un lato, il segretario Gianfranco Lecca e una parte del gruppo dirigente, che annunciano un socialismo con una forte impronta autonomista. Di che si tratti non si sa. Dall’altro, una vasta componente dissidente che contesta la gestione del partito e il suo rapporto con la Giunta Todde. Il risultato è una lotta senza esclusione di colpi. Dove numeri, accuse e tradimenti si intrecciano in un regolamento di conti che potrebbe segnare il futuro del malconcio PSI sardo.
Gianfranco Lecca non ci sta. Respinge al mittente le accuse di gestione autoritaria e rivendica la legittimità del congresso: “Su 800 iscritti, più di 700 partecipano ai lavori. Oltre l’80% del partito è con noi”. Secondo il segretario, le contestazioni arrivano da una minoranza che non ha digerito le scelte fatte alle ultime regionali: “Qualcuno non ha avuto soddisfazione personale e ora cerca di mettere in discussione la segreteria manu militare”.
Lecca punta a smentire i dissidenti e dà i numeri. Se a Nuoro si contano oltre 200 iscritti, Sassari, roccaforte dell’opposizione interna guidata da Roberto Desini ne avrebbe meno di 50. Oristano e l’Iglesiente, invece, insieme non superano le 40 unità. Troppo poco, secondo il segretario, per avanzare una mozione alternativa credibile: “Non hanno i numeri”.
A inasprire ulteriormente gli animi, la vicenda di Lorenzo Cozzolino, eletto a Cagliari grazie al contributo del movimento Sardi in Europa e poi passato, a tempo di record, a Orizzonte Comune. Un tradimento politico che, secondo Lecca, è stato orchestrato ai danni del PSI: “Mondino Ibba è stato imbrogliato. Ci hanno fatto credere che erano con noi, poi sono andati via”. Il mancato ingresso in Consiglio regionale rappresenta, per il PSI, un’ennesima occasione mancata.
Ma il nodo centrale resta il rapporto con la Giunta Todde. Se la segreteria uscente guarda con freddezza al progetto del Campo Largo, la fronda capitanata da Desini, Giannasi e Pani spinge per un’alleanza solida con il centrosinistra sardo. Una contrapposizione che ha spinto il segretario nazionale Enzo Maraio a intervenire, congelando il congresso nel tentativo di evitare una scissione.
Più che una semplice battaglia interna, quella in corso nel PSI sardo sembra il preludio a una resa dei conti definitiva. Da un lato, il gruppo dirigente più anziano (Lecca, Ibba, Celentano) che rivendica la continuità con il passato e un’identità socialista autonomista. Dall’altro, i dissidenti che chiedono rinnovamento di contenuti e anagrafico. E la certezza del sostegno al governo Todde.
In mezzo, un partito che rischia di uscire da questa fase ancora più indebolito. Se il PSI romano riuscirà a mediare e ricompattare le due anime, lo scopriremo solo nei prossimi mesi. Ma per il momento, più che di socialismo, in Sardegna si parla di numeri, tessere e tradimenti.
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