Claudio Chisu
12 Luglio 2025
«Da medico e da oncologo non potrei mai pensare di negare le cure ai pazienti ultraottantenni della Sardegna». Lo ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, in merito alle recenti polemiche legate al tema dell’accesso alle terapie oncologiche.
«Le affermazioni che mi vengono attribuite sono del tutto infondate e travisano il senso delle mie parole. Ho semplicemente evidenziato che i farmaci oncologici innovativi hanno costi molto elevati e che, senza un forte investimento in prevenzione, il sistema sanitario pubblico rischia di diventare insostenibile, in Sardegna come nel resto del Paese».
Le affermazioni, che secondo l’assessore Bartolazzi sono state travisate e decontestualizzate, hanno però avuto un effetto politico immediato: hanno innescato un caso rilevante all’interno della stessa maggioranza di governo regionale. A prendere posizione in modo netto è stato il Partito Democratico, forza alleata nella Giunta Todde, che ha attaccato pubblicamente l’assessore alla Sanità accusandolo di voler introdurre criteri anagrafici nell’accesso alle cure oncologiche. Per il gruppo consiliare del PD, si tratterebbe di una scelta “discriminatoria e inaccettabile”, in contrasto con i principi fondamentali della sanità pubblica. La presa di distanza ha reso la vicenda ancor più delicata, trasformando un dibattito tecnico in un nodo politico interno alla coalizione. Quella di Bartolazzi è la seconda crisi di comunicazione della Giunta Todde: la settimana scorsa era stata proprio la presidente a dover rettificare, dopo aver dato (a parole) il via libera all’energia nucleare in Sardegna. Salvo precisare qualche ora dopo
Dopo la smentita ufficiale di Bartolazzi, è facile ipotizzare una retromarcia (in bello stile?) da parte del Partito Democratico: un gesto utile a ricomporre la frattura apertasi all’interno della coalizione. Qualora ciò non avvenisse, l’assenza di un passo indietro potrebbe essere interpretata come il segnale di malumori persistenti e non del tutto superati nella maggioranza, che rischierebbero di riemergere in modo più esplicito su altri dossier delicati della legislatura.
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