
«Non ha potuto formarsi una famiglia, ha perso tutto. Oggi è troppo debole per lavorare, ha difficoltà cognitive, ma riesce a nascondere la sofferenza. E questo fa ancora più male». Augusta Zuncheddu racconta la condizione del fratello Beniamino, scarcerato nel 2023 dopo 33 anni di carcere da innocente. La sua è una delle più gravi ingiustizie giudiziarie italiane: fu condannato all’ergastolo per la strage di Sinnai dell’8 gennaio 1991. Ma era innocente.
«Ha pagato tutto: avvocati, consulenze, perizie. Ora ha 60 anni, è stanco, segnato. È uscito con una busta di vestiti, senza nulla. Nessun aiuto, nessun sostegno. È un sopravvissuto, ma non basta sopravvivere. Lo Stato ha sbagliato e oggi fa finta di niente».
Oggi Augusta è il volto di una precisa battaglia civile, vale a dire la petizione popolare per sostenere la proposta di legge di iniziativa del Partito Radicale, intitolata “Beniamino Zuncheddu e altri”. Il testo prevede una rendita mensile provvisoria, pari al doppio dell’assegno sociale, da riconoscere subito dopo l’assoluzione e fino all’eventuale risarcimento del danno, che può richiedere anche otto o dieci anni.
A sostenere con forza l’iniziativa c’è anche il musicista Gigi Sanna, autore del brano Zustissia mala, ispirato proprio alla vicenda Zuncheddu. Durante una diretta social trasmessa oggi sulla pagina nostra Facebook Sardegna Notizie 24, in un appuntamento su Graziano Mesina, Sanna ha deciso di parlare apertamente del caso:
«Non è solo la storia di Beniamino. È una questione di giustizia collettiva. Lo Stato non può lasciare senza nulla chi ha pagato da innocente».
Sanna ha condiviso il brano “Zustissia mala” con la famiglia prima di pubblicarlo e ha scelto di portare la petizione nei concerti, nei social, in ogni spazio utile. «Bisogna firmare, bisogna parlarne. Anche chi non ha subito queste ingiustizie può aiutare a fare qualcosa di giusto».
La raccolta firme è in corso: online e nelle piazze, soprattutto nei paesi sardi, dove molte persone non hanno accesso agli strumenti digitali. L’obiettivo: 50.000 sottoscrizioni entro luglio, per presentare in Parlamento la proposta.
«Chiediamo solo dignità – conclude Augusta –. Mio fratello è uscito da innocente, ma si ritrova senza strumenti. Questo Paese deve rispondere, e deve farlo adesso».
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