
Il progetto di creare un polo dedicato al calcolo quantistico in Sardegna è una sfida ambiziosa, che punta a rendere l’Isola protagonista in uno dei settori più innovativi del futuro. A guidarlo è Giacomo Cao, ingegnere, professore universitario, amministratore unico del CRS4 e presidente del Distretto Aerospaziale della Sardegna. Con all’attivo oltre 250 pubblicazioni e 13 brevetti, è tra i maggiori esperti italiani di ricerca e innovazione. In questa intervista ci racconta cosa significa puntare sul quantistico e perché la Sardegna ha le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista.
Professor Cao, sentiamo spesso parlare di computer quantistici, ma cosa sono esattamente?
I computer quantistici sono macchine molto potenti che funzionano in modo diverso da quelli che usiamo ogni giorno. Mentre i computer tradizionali ragionano con “1” e “0”, quelli quantistici possono gestire più possibilità contemporaneamente. Questo li rende in grado di risolvere certi problemi molto più velocemente. È una tecnologia nuova, che può davvero cambiare molte cose nella nostra vita.
Quali sono gli ambiti in cui potremmo vedere presto dei benefici concreti?
Ci sono tanti settori. Per esempio, i computer quantistici potrebbero aiutare a trovare nuove cure mediche più velocemente, progettare batterie migliori, migliorare le previsioni meteo o ottimizzare i trasporti. Anche la sicurezza digitale cambierà, perché questi computer potranno “rompere” molti dei codici che oggi usiamo per proteggere i dati. Per questo bisogna già pensare a nuove soluzioni sicure.
Il CRS4 vuole portare questa tecnologia in Sardegna. In che modo?
Vogliamo creare un centro dove si possa sviluppare una tecnologia quantistica diversa da quelle già presenti in Italia. Questo ci permetterebbe di collaborare con altri centri, ma anche di essere indipendenti e pronti ad affrontare il futuro con più possibilità. È un modo per far crescere la Sardegna, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche economico.
Ci saranno benefici anche per l’occupazione?
Sì, e non solo per i ricercatori. Intorno a un centro come questo nascono tante opportunità: startup, aziende che vogliono collaborare, servizi specializzati, formazione per giovani. In dieci anni si possono creare moltissimi posti di lavoro qualificati, con ricadute su tutto il territorio.
E per quanto riguarda i tempi? Quando potremo vedere i primi risultati?
Cao: I grandi risultati richiedono tempo, soprattutto se si parla di costruire un computer quantistico. Ma già nei primi anni si possono ottenere buoni risultati nella ricerca, nel software e nella formazione. E questo significa che si può iniziare a costruire un ecosistema locale forte, che guarda al futuro.
Qual è l’obiettivo finale di questo progetto?
Vogliamo che la Sardegna diventi un punto di riferimento nel Mediterraneo e in Europa per il calcolo quantistico. La nostra posizione geografica ci permette di essere un ponte tra Nord e Sud del mondo. È un’occasione unica per portare innovazione, attrarre investimenti e rafforzare il ruolo della Sardegna anche in ambito internazionale.
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