Corrado Melis: dalla polisportiva Mediterranea alla Serie A con il Cagliari Calcio a 5 femminile

Corrado Melis

Corrado Melis, 51 anni, racconta la sua carriera da manager sportivo, dal suo primo progetto con la Polisportiva Mediterranea, sino alla realizzazione del suo più grande sogno: La collaborazione con il Cagliari Calcio, squadra della sua città e della sua Isola.

Nel 1995 entri in società con la “Polisportiva Mediterranea” poi rinominata “Asd Mediterranea”. Cosa ti ha spinto a prendere questa scelta?

Siamo entrati in società con la Polisportiva Mediterranea nel settembre del 1995.
Avevo 21 anni e, con altri tre amici, abbiamo creato una squadra di calcio a 5 successivamente iscritta al campionato regionale di Serie C. Nel 2006 ci stacchiamo e creiamo l’attuale “SSD Mediterranea Cagliari”. Con questi tre amici, avevamo un’unica cosa che ci univa: Eravamo stufi di giocare a calcio con persone maleducate e antisportive.
L’estate del ‘95 partecipiamo a un torneo in cui si iscrivono anche squadre di Serie C. Passiamo il girone grazie alla nostra correttezza e lealtà, seguite certamente dalle qualità tecniche che ci permisero di brillare più dei nostri avversari.
Il primo settembre dello stesso anno, decidiamo di entrare in società con la Polisportiva Mediterranea. Parte così il mio percorso da organizzatore sportivo in concomitanza con quello da atleta agonistico.

Da presidente, hai portato la squadra maschile nazionale della Mediterranea sino alla salvezza del campionato di Serie B. Perché l’anno successivo decidi di trasferire tutta la rosa alla squadra Città di Sestu?

Oltre alla squadra maschile di Serie B, raggiungiamo i play-off con la Serie A2 femminile.
La società si ritrova quindi con le prospettive di giocare due campionati nazionali che, per le nostre tasche, era abbastanza dispendioso. Decidiamo di tenere la squadra femminile e sacrifichiamo la rosa della Serie B. Dopo questa triste scelta, nella stagione 2021-2022 decidiamo di creare un’altra squadra maschile ripartendo dal campionato di Serie D, con Mister Diego Marrocu alla guida.

In che anno nasce la Mediterranea femminile? Cosa ti ha spinto a investire su di loro?

Il progetto della squadra femminile mi è stato proposto da Stefano Demontis.
Ho colto la richiesta al balzo, pensando che potesse essere in linea con i nostri valori umani e sportivi. Nella stagione 2011-2012 nasce quindi la squadra e, insieme a lei, anche l’under 16 maschile e la scuola calcio per bambini. La squadra inizia il suo percorso nel campionato di Serie C proprio con Demontis alla guida.
Abbiamo cambiato diversi allenatori, ma uno dei più importanti è sicuramente Mister Diego Marrocu. Nella stagione 2018-2019 porta il gruppo alla promozione in Serie A2 vincendo al contempo la Coppa Italia regionale di Serie C. Nel 2019-2020 arriviamo ultime ma, grazie al ripescaggio concesso dalla Federazione, rimaniamo nella categoria nazionale. Nella stagione 2020-2021 raggiungiamo la salvezza ai play-out. La partita d’andata finisce 5-3 in trasferta per le avversarie.
Nonostante le splendide doti umane di Simone, decidiamo di ingaggiare due nuovi allenatori: Stefano Versace e Simone Casu. Vinciamo la gara di ritorno 7-1 e salviamo la categoria.
I due rimangono alla guida della squadra per le tre stagioni successive, centrando i play-off per due anni consecutivi. La consacrazione del duo Casu-Versace arriva però al raggiungimento della promozione in Serie A nella loro terza e ultima stagione del 2023-2024.

Quest’anno diventate “Cagliari Calcio a 5 femminile”. Che obiettivi ti sei posto in questo nuovo progetto? Che tipo di responsabilità senti di avere con questo incarico?

La Mediterranea e il Cagliari Calcio hanno raggiunto un accordo su questa base: la Med ha portato il titolo di Serie A conquistato, mentre il Cagliari ha autorizzato l’utilizzo della sua immagine sportiva, del suo logo e della sua storia centenaria ampiamente conosciuta.
La responsabilità che sento con questo incarico è molto grande, a partire dal comportamento che desidero che le mie atlete abbiano in campo. Rappresentare la maglia del Cagliari è una grandissima responsabilità. Si identificano milioni di tifosi, tra cui i migliaia di immigrati che hanno lasciato l’Isola.

Negli anni, con le tue società sportive, hai intrapreso parecchi progetti di beneficienza. Mi racconti l’iniziativa che ti ha reso umanamente più soddisfatto?

Un progetto che mi entusiasma particolarmente é “We Can Play Futsal” che porta nelle scuole la cultura dello sport e del rispetto di genere. Il mio preferito però è “Run Challenge”. Avviato nel 2018, l’iniziativa accoglie un gruppo sportivo a cui hanno preso parte persone a prescindere dalla loro condizione fisica e di genere.

Da manager sportivo, hai un sogno nel cassetto?

Sicuramente poter dare la possibilità a più persone possibili di fare sport attraverso le mie iniziative.
So quanto l’attività fisica è funzionale al benessere fisico e mentale di un individuo. Dal punto di vista professionale, sento di aver già realizzato il mio più grande sogno da quando ho avviato la collaborazione sportiva con il Cagliari Calcio.

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