
Fino al giorno in cui sono scattate le sanzioni europee contro gli oligarchi russi, una squadra di giardinieri lavorava senza sosta per mantenere in perfetto stato la villa di Alisher Usmanov in Costa Smeralda. Il prato doveva essere rasato con precisione millimetrica, le siepi potate con geometrica esattezza, le palme irrigate al momento giusto. La manutenzione del giardino da sola costava più di un milione di euro all’anno. Poi, all’improvviso, tutto si è fermato.
Con i conti congelati e le proprietà sequestrate, gli oligarchi non hanno più potuto pagare il piccolo esercito di lavoratori locali che garantiva il lusso delle loro residenze. Decine di giardinieri, operai e tecnici sardi sono rimasti senza lavoro da un giorno all’altro, con cantieri bloccati e stipendi sospesi. La macchina del lusso si è inceppata, e con essa un’intera economia che ruotava attorno a queste ville da sogno.
Ora quel giardino, un tempo perfetto, è fermo in una strana sospensione tra ordine e caos. Senza la sua manutenzione quotidiana, rischia di trasformarsi in un simbolo della fine di un’epoca: quella in cui il denaro scorreva senza ostacoli, alimentando un microcosmo di manodopera locale silenziosa ma indispensabile.
La villa di Usmanov, sequestrata dallo Stato italiano nel 2022, vale circa 17 milioni di euro. Ma il suo vero costo non è nell’acquisto, bensì nella manutenzione. Per tenere in vita una proprietà del genere servono giardinieri, elettricisti, idraulici, operai edili, addetti alla sicurezza. Un sistema che finché l’oligarca era libero di spendere, funzionava come un orologio.
«Il problema di queste ville è che non possono essere semplicemente chiuse e lasciate lì» spiega un imprenditore edile della zona. «Le piante devono essere curate, l’irrigazione deve funzionare, le piscine non possono restare vuote o si crepano, le terrazze si deteriorano con il vento salmastro. In pochi mesi, senza manutenzione, una villa da milioni di euro può sembrare un rudere abbandonato.»
E il giardino? Un milione di euro l’anno per tenerlo in perfetto stato, circa ottantatremila euro al mese, quasi tremila euro al giorno. Per un prato che, senza cure, si trasformerebbe rapidamente in un groviglio di sterpaglie e arbusti selvatici.
La guerra in Ucraina ha cambiato le regole del gioco. Con le sanzioni, Usmanov e altri miliardari russi hanno visto congelare i loro beni in Europa. Risultato: le loro ville sono diventate entità sospese, ufficialmente sotto sequestro ma ancora bisognose di cure. I lavoratori sardi che si occupavano della manutenzione sono stati licenziati a decine, le aziende locali che fornivano materiali e servizi si sono ritrovate con contratti interrotti da un giorno all’altro.
«Era un’economia parallela che dava lavoro a molte famiglie» racconta un ex giardiniere. «Non si parlava molto di questi impieghi, ma erano ben pagati e offrivano stabilità in un’isola dove il turismo è stagionale e precario.»
Oggi, molte di queste ville sono in bilico tra il degrado e un futuro incerto. Lo Stato dovrà decidere se mantenerle in condizioni perfette, con un costo che ricadrebbe sui contribuenti, o lasciarle al loro destino, con il rischio di vedere alcune delle proprietà più esclusive della Sardegna trasformarsi in rovine di lusso.
Per ora, la villa di Usmanov resta sotto sequestro. Il giardino, un tempo impeccabile, è ancora lì, in bilico tra ordine e caos. Il vero problema del lusso non è possederlo, ma mantenerlo. E senza più gli oligarchi a pagare il conto, la natura ha già iniziato a riprendersi il suo spazio.
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