Cresima negata a un bambino, Follesa interviene: “Escluso per il padrino sposato con un uomo”

Si, lo voglio

Nel comune di Elmas, vicino Cagliari, un parroco ha negato la cresima a un bambino che aveva indicato come padrino lo zio materno, un uomo sposato civilmente con un altro uomo. La madre, Stefania Canci, ha raccontato l’accaduto a Cagliari News, spiegando che la proposta era stata fatta direttamente al sacerdote, che però ha opposto un rifiuto netto. Al centro della questione non c’è il bambino, ma la figura del padrino, che secondo il parroco non risponde ai requisiti previsti dalla normativa ecclesiastica.

Le motivazioni

Don Marco Natale Orrù, parroco della chiesa di San Sebastiano, ha motivato la sua decisione sostenendo di aver agito nel rispetto delle regole della Chiesa. Ha spiegato che, anche in assenza dell’unione civile con un uomo, avrebbe escluso come padrino chi non rispetta determinati criteri di vita cristiana. Il sacerdote ha anche affermato di aver consultato il Vescovo, che gli avrebbe confermato la correttezza dell’interpretazione.

Il nulla osta, necessario per richiedere la cresima in un’altra parrocchia, non è stato concesso. Di conseguenza, il bambino non potrà ricevere il sacramento in altro luogo, almeno in via ufficiale. La madre, nel commento riportato da Cagliari News, ha detto di accettare la decisione, aggiungendo che l’affetto della famiglia resterà comunque saldo.

Le reazioni sui social

La vicenda ha avuto ampia eco online. Diversi utenti hanno espresso indignazione per quanto accaduto, mentre altri hanno riportato esperienze personali in cui parrocchie diverse hanno gestito in modo differente situazioni simili. Tra i commenti, c’è chi ha definito l’episodio assurdo o superato, chi ha chiesto spiegazioni, e chi ha richiamato l’attenzione sulla coerenza tra la prassi e il messaggio cristiano. Alcuni hanno invece segnalato che episodi come questo dipendono spesso dalla sensibilità del singolo sacerdote e non da indicazioni generali uniformi

Nel dibattito si inseriscono diverse pubblicazioni tra le quali, We Are Family e Sì, lo voglio di Giovanni Follesa, che raccolgono direttamente le testimonianze di coppie omogenitoriali e del loro rapporto con la Chiesa cattolica. In quelle pagine emergono esperienze differenti: in diversi contesti, grazie alla disponibilità dei parroci, è stato possibile celebrare battesimi e altri sacramenti.

Una questione aperta

Ed è esattamente questo il punto che lo scrittore e giornalista Giovanni Follesa sottolinea nel suo intervento. L’episodio di Elmas, osserva, non è un caso isolato ma rientra in un quadro più ampio di situazioni legate all’accesso ai sacramenti da parte di famiglie con configurazioni non tradizionali.

“Le regole esistono, ma la loro applicazione può variare. In alcuni contesti le comunità parrocchiali hanno mostrato apertura e disponibilità, in altri casi prevale invece un’interpretazione più rigida. Le differenze tra sacerdoti e tra parrocchie rendono quindi difficile generalizzare, e ogni episodio sembra dipendere da sensibilità locali e circostanze specifiche.”

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