Crisi Eurallumina: il metano non arriva, gli stipendi neanche

Euroallumina

Ci sono un decreto che non arriva, una burocrazia che si attorciglia su sé stessa e un’infrastruttura che esiste solo sulla carta. E poi ci sono loro: i lavoratori e le lavoratrici di Eurallumina, che a fine mese guarderanno il conto in banca e non troveranno lo stipendio. Il nuovo decreto energia, quello che dovrebbe sbloccare l’arrivo del metano nel Sulcis, continua a slittare. La Snam esita, chiede tempo, solleva questioni tecniche e operative. E il governo? Valuta, rinvia, attende.
Tutto mentre la vertenza che dovrebbe riportare in vita lo stabilimento di ossido di alluminio si trascina stancamente verso l’ennesimo stallo. E i sindacati non ci stanno più.

I sindacati: “Inaccettabile, basta rinvii”

“È inaccettabile – dicono i segretari regionali e territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil –. A pagare ritardi e incertezze sono le lavoratrici, i lavoratori e le loro famiglie, ostaggio di una trattativa infinita, in un contesto già drammatico per la Sardegna, che sembra incapace di avviare una transizione energetica degna di questo nome.”
Lunedì, al Ministero delle imprese e del made in Italy, si è discusso di una soluzione: una revisione del vecchio decreto del 2022, proposta dalla Regione e sostenuta dai sindacati. Ma a Roma si prende ancora tempo. Il rischio? Che tutto salti prima ancora di iniziare. E che il 13 marzo – data in cui il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi sul ricorso della giunta Solinas – il decreto non sia pronto. “Il governo faccia la sua parte e acceleri le verifiche tecniche con Snam – incalzano i sindacati –. Non c’è più tempo.”

Il paradosso Snam: prima accelerare, ora frenare

E poi c’è il paradosso: per mesi Snam ha insistito perché si accelerassero le procedure autorizzative del precedente decreto. Oggi, invece, frena. “Bisogna valutare ancora alcuni aspetti tecnici”, dicono da Milano. E nel frattempo l’infrastruttura per portare il gas liquefatto nell’Isola resta un progetto su carta. Il risultato è che nel Centro-Sud della Sardegna il metano non arriva. E nemmeno a Nord.

L’effetto Rusal: blocco stipendi e conti congelati

Ma c’è un altro macigno che pesa su Eurallumina: le sanzioni alla Rusal, la multinazionale russa che controlla lo stabilimento. Il governo ha impugnato la sentenza del Tar che imponeva lo sblocco delle azioni e dei conti aziendali, prolungando così l’incertezza. Risultato: stipendi in ritardo per i dipendenti, pagamenti congelati per i fornitori e un’intera filiera industriale paralizzata. “L’atteggiamento del governo è ostile – accusano i sindacati –. Ancora una volta chi paga sono i lavoratori.”

La deadline del 17 marzo: ultima chiamata

Adesso la speranza è che il 17 marzo, nella prossima riunione al Mimit, arrivi una svolta. Perché qui non si gioca solo il destino di Eurallumina, ma quello dell’intero polo industriale di Portovesme e della manifattura in Sardegna. Ma il tempo stringe. E la pazienza è finita.

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